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Progetto di Tesi in Digital Marketing con Gallerie d’Italia
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In questa pill il nostro docente Silvio Artero ci spiega il suo percorso come designer e docente.
In questa pill il nostro docente Silvio Artero ci spiega il suo percorso come designer e docente.
sull’importanza di studiare sempre per chi voglia intraprendere un percorso da designer
Mi chiamo Silvio Artero.
Fondamentalmente faccio l’Art Director per il mercato della moda, cioè per le aziende fashion.
In IAAD. insegno molte materie: faccio un corso di Branding e Corporate Identity, insegno storia del Graphic Design, faccio un corso di educazione all’immagine, uno di marketing ed economia della moda, un altro corso di design della comunicazione…sono tutto sommato sempre inerenti alla mia esperienza, al mio ambito lavorativo.
Non vorrei parlare di quella che sento più mia perché in verità le sento tutte mie: vorrei parlare di quella che tutto sommato è più Cenerentola, che è storia del Graphic Design e della Visual Communication, perché è sempre quella un po’ osteggiata mentre io penso che la storia sia fondamentale per capire il contemporaneo.
Tutto ciò che noi vediamo ha una radice storica e quindi se noi riusciamo a sapere quando una cosa è nata, quando un carattere tipografico è nato, quando un colore si è cominciato a utilizzarlo, possiamo capirne anche il senso oggi anche se chi lo applica e lo lavora oggi non ne ha consapevolezza; però c’è un un inconscio che comunque ci dice che quel carattere tipografico ci significa qualcosa, quindi tutto sommato la materia che in qualche modo mi interessa di più oggi è storia del Graphic Design e della Visual Communication.
Non ho mai deciso di insegnare: mi hanno chiesto di insegnare.
Avessi deciso di insegnare non avrei trovato nessun posto dove insegnare: diciamo è passato il treno dell’insegnamento e io ci sono salito, e mi piace tantissimo eh, però non mi sono mai messo a tavolino “adesso insegno, adesso insegno”; mi hanno chiesto “Vuoi insegnare?” e ho cominciato, mi è piaciuto tantissimo e mi piace sempre di più.
Lo studio, perché per insegnare bisogna studiare: la cosa paradossale è che uno pensa che uno va a insegnare quello che sa, invece sì, ok, si insegna quello che si sa, si insegna l’esperienza, però poi bisogna studiare moltissimo per insegnare, per essere attuali.
Quindi porto a casa fondamentalmente il fatto che sono obbligato a studiare tantissimo per poter relazionarmi con gli studenti, che percepiscono questo fatto, cioè, tu le cose devi saperle; poi anche il rapporto con qualche studente, ma giusto perché mi stimolano a imparare e a studiare.
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In questa pill Andrea Marchesini Reggiani, co-fondatore di Cartiera, ci racconta l’importanza del design per il laboratorio di moda etica.
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Dario Salicini, socio di Nella Tessuti, ci racconta l’evoluzione delle tecniche usate per la stampa sui tessuti in quest’intervista.
Dario Salicini, socio di Nella Tessuti, ci racconta l’evoluzione delle tecniche usate per la stampa sui tessuti in quest’intervista.
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Fabio Fabbi, docente di marketing del percorso triennale di Communication design e del master in Digital Design, ci racconta la sua figura professionale e il suo ruolo in IAAD.
Fabio Fabbi, docente di marketing del percorso triennale di Communication design e del master in Digital Design, ci racconta la sua figura professionale e il suo ruolo in IAAD.
sull’importanza di studiare Marketing in un Istituto di design
Ciao a tutti, sono Fabio Fabbi.
Il mio mestiere è creare, gestire, sviluppare e comunicare anche i Brand: lavoro con Brand globali, lavoro anche con Brand più piccoli, lo faccio tutti i giorni, lo faccio da 40 anni.
In IAAD. insegno Marketing: Marketing strategico, Marketing relazionale, branding, tutto quello che sta attorno alla gestione della marca e non solo; quindi dal Marketing di base a tutte quelle che sono le più recenti e anche future evoluzioni del Marketing.
Quello che cerco sempre di fare con gli studenti è appassionarli: è una materia che è fondamentale, oggi più che mai, in qualsiasi azienda, che sia estremamente piccola, che sia grande, addirittura esistono come sapete tutti i personal brand, e quindi il marketing è fondamentale.
Non è solo Marketing digitale: tutto quello di cui parlo in IAAD. riguarda un’evoluzione del Marketing, e questo è estremamente importante; la storia del Marketing ci insegna quello che sarà il Marketing del futuro, ci fa capire gli errori fatti in passato oppure le buone pratiche fatte in passato, ci fa capire come riuscire a fare buoni progetti, anzi, progetti super validi in futuro, con tutto quello che è l’applicazione, sia che sia tradizionale sia che lo sia digitale.
Ho deciso di insegnare perché penso che una persona, raggiunta una certa esperienza, soprattutto una certa età, abbia un dovere etico, un dovere di trasferire la sua conoscenza alle nuove generazioni: trasferire non solo la teoria, cosa che ovviamente faccio, ma trasferire anche degli esempi, trasferire anche delle delle cose fatte in pratica, perché la pratica spesso si mescola alla teoria in modo a volte bizzarro, a volte curioso, ma sempre pur estremamente interessante.
Ho deciso di insegnare in IAAD. perché è una realtà estremamente dinamica, è una realtà piena di studenti estremamente appassionati e volenterosi, è una realtà che dà delle vie concrete di uscita ai ragazzi.
Una volta finito il loro percorso accademico tutti trovano una situazione dove poter riuscire a esprimersi: in un’azienda, in un contesto, in una startup.
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“L’Interior designer sceglie nella tavolozza del mondo come fare il suo progetto per creare bellezza.”
Queste le parole del nostro docente Nicolas Cocino che in questa intervista ci racconta la sua storia.
Ex studente IAAD. e docente da 26 anni nel suo stesso istituto continua a perseguire la sua mission: riconoscere in ogni studente e studentessa la loro unicità e farla emergere.
“L’Interior designer sceglie nella tavolozza del mondo come fare il suo progetto per creare bellezza.”
Queste le parole del nostro docente Nicolas Cocino che in questa intervista ci racconta la sua storia.
Ex studente IAAD. e docente da 26 anni nel suo stesso istituto continua a perseguire la sua mission: riconoscere in ogni studente e studentessa la loro unicità e farla emergere.
sul significato di essere Interior designer
Buongiorno, prima di tutto mi presento: sono Nicolas Cocino.
Mi occupo di Interior design.
Ho fondato il mio studio nel 1994 e l’ho chiamato da subito UNIKOdesign: ecco, questo non era un vanto di essere unico ma è dedicato all’unicità che ognuno apporta, perché il progetto di Interior si dedica all’unicità e legge quell’unicità, no?
Quindi mi sono mosso in questi ambiti qua, sempre con un’indicazione di capire cosa il cliente chiede, di leggerlo e di saper mettere in atto la sua visione, ecco: questa è la parte che ho ho sempre prediletto, e poi è avvenuta questa cosa, ho fatto lo IAAD. tantissimo tempo fa.
Lo IAAD. è stato fondato 40 anni fa da tre da tre figure professionali che erano Sala, Parisetti e l’architetto Beveresco, che era il mio docente di Interior design: questo docente, questa persona eclettica straordinaria, con cui ho ancora rapporti, mi ha invitato a dare vivacità a questo mondo, e da allora questa cosa io ho rispettato.
Quindi, per me essere allo IAAD. è anche una una forma profonda di di affetto che ho nei riguardi di questa figura, e lui mi ha detto “devi continuare la mia figura” e ho rispettato questa suo mission da sempre.
Mi ha fatto scoprire tante cose: la relazione che ho con i ragazzi, nel riconoscere anche qui la loro unicità.
Allora, in IAAD. insegno Interior design e Product design: sono molto affezionato sia all’interior design che al prodotto; lavoro sulla capacità dello spazio, su come si deve vedere la materia e come si deve comporre.
È un evento per me musicale.
Interior design, ho sempre amato questa parola, è proprio una relazione profonda con se stessi che viene fuori, quindi è una comunicazione: oggi anche con i ragazzi dicevo che secondo me è una composizione musicale, fatta di colori, di materia, ogni materia è una musica.
Allora l’Interior designer è un compositore, è una persona che sceglie nella tavolozza del mondo come fare il suo progetto, cosa andare ad attingere, no?
Quindi deve creare bellezza, deve ridonare bellezza: il motto a cui invito a ogni lezione e ogni uscita didattica che facciamo è “noi siamo designer”, questo è il motto che io invito a fare; scegliere la grande tavolozza, il grande affresco che la terra ci concede.
Mi sento di dare questo consiglio: non esiste solo questo modo di vedere, non esiste solo scrollare e guardare su una piccola immagine. Potenzialmente siamo molto più ricchi: siamo restati ristretti in questa piccola branchia di vita dove non c’è più la parola, dove è stata tolta, quindi invito i ragazzi ad esprimersi profondamente.
C’è proprio una mostra adesso a New York su architettura e drawing, cioè il disegnare, cioè gli architetti che disegnavano a mano.
Nel rif. di un architetto c’è una conoscenza straordinaria; nel rif. anche di un ragazzo che inizia c’è veramente un mondo, quindi il disegno a mano è la prima espressione che parla, attraversa, passa dal cuore e va nella mano.
Non c’è gesto più semplice, anche da comunicare con una persona in atteggiamento frontale, che diventa straordinario: tu stai parlando a lui e lui sta parlando a te.
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Passione, impegno, lavoro di squadra e gestione del proprio ego: questi sono alcuni degli elementi fondamentali per un car designer secondo il Chief Design Officer di Automobili Pininfarina.
Un periodo ricco di opportunità per chi si occupa di design, grazie al progresso tecnologico e nuovi strumenti per potenziare la propria creatività.
Passione, impegno, lavoro di squadra e gestione del proprio ego: questi sono alcuni degli elementi fondamentali per un car designer secondo il Chief Design Officer di Automobili Pininfarina.
Un periodo ricco di opportunità per chi si occupa di design, grazie al progresso tecnologico e nuovi strumenti per potenziare la propria creatività.
sull’evoluzione della carriera dei Car Designer
Ciao a tutti, hi everyone, I’m Dave Amantea and I’m the Chief Design Officer for Automobili Pininfarina: I’m a car enthusiastic, I love design, I love cars, motorsports, and I’m doing my dreaming job.
I think that the most significant moment in my short career is definitely when I ended up in Italdesign and working for Giugiaro and Walter De Silva.
They made me grow a lot, I learned a lot: definitely there were a lot of challenges, I did mistake but thanks to these mistakes I learned really a lot and I’m really happy to have passed through this phase, so definitely they taught me how to control the design, have an overview 360° and then control multiple projects at the same time, and I really I’m really thankful for this experience.
This was definitely a significant moment, yes.
In my experience I learned that one of the most important things in a design career is understanding when your ego have to finish and then you have to start to play as a team player.
You have to play together with your colleagues and then make the design you know shining, since the paper through all the process into the production, and you need help of your friends, colleagues and boss, so this is definitely what I learned the most in this initial part of my career.
Maybe for answer to this important question, which I really love, we need 3 hours for talking, but the future ahead for the automotive industry to me at least from the design side is really brilliant.
I’m really lucky, we are lucky because we are in a moment where everything have to be rediscussed and, again, designer get into the game to define and envision in the future: definitely there are a lot of questions about geopolitics, investments, big investments from OEMs and nobody knows exactly where to go, but as a designer we have to use our creativity and, you know, give a vision in support of the company, and I believe that this is one of the most exciting time for a young designer to be.
I mean, honestly speaking, if I wish to be a mature design in the past definitely will be the 60s: the 60s was an amazing era but today again we have an opportunity to shape the future, guys, so we are just at the beginning, so the future ahead is really cool.
This question about the process that we use in Automobili Pininfarina for Battista and then Pura Vision and then B95 it’s something that I’m really proud of.
I set really high standards for me and my team and we created since day one a new process I’m really proud of, because I’m really focused on that: we try to use new techniques, we are looking for the best way to use analog way or, let’s say, an old way to work, you know, defining the car on a technical view, like I learned from Mr Giugiaro, but also combining to the ultra modern way to work, that is sculpturing digitally a car, so maybe using programs like Blender, and we were, I believe, one of the first companies to design cars completely in the advanced and concept phase with Blender process.
It’s something that defines really well what we are doing in Automobili Pininfarina and we are lucky: we have an heritage that is incredible and the process has to combine the past, the present and the future.
That’s why we defined our product as “Bridge”: the first one, Batista, past to present; the Pura Vision is present to future, like awake the sense and try to do design and not style; and then B95, the future.
We decided to present it to the world in the most brutal way, everything at once after four year of silence after Batista, in Pebble Beach last year, and was a brutal way but it was really efficient.
I mean, the people understand that we have a really strong vision ahead the day that we presented the cars, all cars together: we showcased how much courage there was behind this team, a small team.
Big brand, big heritage, the Heritage that Pininfarina gave us, and presenting in front of everyone the past, the present and the future it’s something that it’s priceless.
See the eyes of the customers and say “wow, you did it again”: this makes me having goosebumps already right now, so…happiness.
I’m still young, so it’s difficult to me to advise in a sort of way, or at least I believe that I’m still 20 but I’m not!
About skills, I always say to my colleagues that you can teach skills and you can train yourself to close the gap, okay, but attitude, vision, mentality, mindset, is something that have to come from your inside: so the things that I’m looking in new designers or people that are approaching to this career is skills of being curious, courage, humble, pretend to be everywhere and try to do everything, do mistake but cover the gap and, by the lesson learned become more efficient.
All this kind of attitude is not skills that is technical skills, but is basically growing the mind and this to me is the secret for having a great career: I’m still defining myself a person that is working hard and try to be a good designer, so I’m not still feeling, you know, that I’m finished.
Actually I just started, that’s why learning, making mistake, learning fast, making again mistakes and then do better: this is what I think that new designers must have.
Hard work, passion, hard work and then don’t be scared, because it’s really painful.
Really, this is definitely off the records, but I was skinny, with hair, no glasses, going to gym five times per day: now I’m fat, bold, wearing glasses…there is a cost, but maybe it’s just me!
Remember: you are just at the beginning and the journey ahead is amazing. Just never give up!
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Come si progetta un evento e che ruolo ha l’event designer?
Per Elena Santi, docente di IAAD. e professionista del mondo degli eventi, “l’evento di per sé è un progetto che va pensato dall’inizio alla fine, nei minimi dettagli”.
Come si progetta un evento e che ruolo ha l’event designer?
Per Elena Santi, docente di IAAD. e professionista del mondo degli eventi, “l’evento di per sé è un progetto che va pensato dall’inizio alla fine, nei minimi dettagli”.
sull’evoluzione del mondo del design di eventi
Ciao, sono Elena Santi, docente di IAAD., architetto di professione e mi sono specializzata, in questi anni, di interni e di eventi.
È la strada di creatività che mi ha portato, poi, non solo a pensare all’ideazione di importanti progetti come Open Design Italia e Trame Creative, ma più che altro perché mi ha portato a pensare che l’evento e i progetti che vengono ideati devono essere con un buon gruppo, e soprattutto con delle delle buone idee, che portano poi a far contaminazione in tanti settori specifici.
Sono un curatore, sono diventato curatore di mostre per alcuni importanti realtà e in questi anni mi sono specializzata soprattutto su mostre all’estero nel circuito del Ministero degli Esteri.
In IAAD. insegno design degli eventi, che è un corso che sta prendendo sempre più forma grazie agli studenti IAAD. perché la loro grinta e la voglia di imparare ha permesso poi di far capire che l’evento di per sé è un progetto che va pensato dall’ideazione fino alla fine, al minimo dettaglio, per cui gli stessi studenti sono coinvolti nel contaminare il linguaggio degli eventi.
Agli studenti, la prima pillola o informazione che ho dato quando ho iniziato il corso era quella che l’evento non era più come prima: dopo la pandemia dobbiamo vedere degli eventi ibridi, che non solo sono in presenza e on line ma che portino poi a dei contatti, dei networking con altri settori, che possono essere cultura, arte, design, storia, il patrimonio culturale poi italiano e anche internazionale.
L’insegnamento parte da prima di IAAD.
Ho avuto altre esperienze e IAAD. m’ha coinvolto in un momento interessante, proprio perché era nel momento in cui stavo facendo il cambiamento, proprio, di alcuni progetti, e questo cambiamento era importante: cioè far capire agli studenti che non si può lavorare adesso da soli, in un unico settore, ma bisogna essere sinergici e capire che quello che stiamo facendo è importante non solo per noi ma anche per il collettivo, la comunità che ci circonda.
IAAD. perché già il nome, che comprende arte e design, e questo mi piaceva, e poi perché ho visto, ho conosciuto tramite altre persone, studenti che si sono laureati in IAAD. e ho visto che avevano una scintilla in più rispetto agli altri.
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“Questa è una scuola di creativi e sono abituati ad andare a briglia sciolta. Il mio ruolo, quindi, è creare un’impalcatura che un domani potrebbero utilizzare se volessero ad esempio aprirsi un’attività.”
Queste le parole di Giuliano Rossi, docente di marketing del secondo anno, nonché uno dei decani di IAAD. Ci racconta in questa intervista il suo ruolo professionale e perché ha deciso di insegnare qui in IAAD.
“Questa è una scuola di creativi e sono abituati ad andare a briglia sciolta. Il mio ruolo, quindi, è creare un’impalcatura che un domani potrebbero utilizzare se volessero ad esempio aprirsi un’attività.”
Queste le parole di Giuliano Rossi, docente di marketing del secondo anno, nonché uno dei decani di IAAD. ci racconta in questa intervista il suo ruolo professionale e perché ha deciso di insegnare qui in IAAD.
sull’importanza di insegnare il Marketing nei corsi di design
Ciao, sono Giuliano Rossi e sono il docente del secondo anno di Marketing.
sono in IAAD. dal 2007 e quindi credo ormai di essere uno dei docenti con la maggiore anzianità, purtroppo sia anagrafica ma anche per l’insegnamento.
Ho un profilo professionale esclusivamente di Marketing: sono laureato in economia e da quando mi sono laureato, cioè il 1982, ho sempre lavorato o in azienda oppure in agenzia di pubblicità.
In IAAD. io insegno quelli che sono i fondamenti del Marketing, quindi il mio obiettivo, quello che io mi sono sempre dato, è stato quello di insegnare agli studenti a costruire una strategia di cui la creatività è poi lo sviluppo logico.
È importante, perché una comunicazione sia efficace, che a monte ci sia tutto: un’analisi del mercato, della concorrenza e dei consumatori, in modo che il messaggio che viene sviluppato sia realmente efficace da una parte, e che vada a risolvere un’esigenza dell’azienda raggiungendo un obiettivo specifico.
Quindi questo è un po’ il mio lavoro: far ragionare gli studenti!
Non è facile perché, chiaramente, questa è una scuola da cui escono creativi, quindi spesso i creativi sono abituati ad andare un po’ briglia sciolta: ecco, quindi, il mio ruolo è un po’ quello invece di dare, creare, questa impalcatura che però è sempre più importante, perché molti degli studenti che oggi sono in IAAD. potrebbero in un loro futuro aprire una loro attività, quindi aprire una loro agenzia, essere freelance, e quindi saranno essi stessi a dovere elaborare e sviluppare la strategia sulla base della quale svilupperanno la loro creatività.
In più oggi un creativo, come dico sempre alla prima lezione, un creativo di oggi non è più come poteva essere un po’ di anni fa: una persona che si chiude in una stanza e cerca di partorire delle idee originali e impattanti; assolutamente, oggi un creativo deve essere una persona che ne capisce di strategia, che ne capisce di consumatori, che sa cosa succede fuori del proprio ufficio, che conosce come cambiano i consumatori, altrimenti inevitabilmente la creatività che andrà a sviluppare, per quanto bella, non servirà a nulla, e questo sicuramente è un grande cambiamento rispetto ai creativi di una volta.
Insegnare è sempre stata una mia aspirazione: quando lavoravo in azienda o in agenzia il lavoro era totalizzante, quindi era materialmente impossibile insegnare; quando poi ho iniziato la mia attività come libero professionista, immediatamente ho pensato di insegnare.
Perché mi piace insegnare? Perché il contatto con i giovani è veramente molto stimolante e devo dire che a me piace stare in mezzo ai giovani perché comunque sono positivi, sono dinamici, e allo stesso tempo li sfrutto professionalmente, perché li valuto e li analizzo come potenziali consumatori.
Quindi, quando io magari insegno ai nativi digitali, alla Generazione Z, io la trovo in loro, nei loro comportamenti, in come si vestono, in come parlano o altro; quindi direi che c’è sia un obiettivo personale ma anche un obiettivo professionale, che è quello di essere a contatto con i consumatori del futuro, ma a lato di questo c’è anche il fatto che mi diverte insegnare e trasmettere un po’, insomma, della mia conoscenza e competenza a questi che saranno poi, di fatto, i comunicatori del futuro, quindi per me è prima di tutto una scelta di passione.
IAAD. non è stata la mia prima esperienza nell’ambito dell’insegnamento: la prima esperienza è stata alla facoltà di Economia, dove sono stato responsabile del master in comunicazione e marketing che era organizzato intorno al 2007.
Nella facoltà di Economia ho avuto la responsabilità sì di organizzare il master ma anche poi di insegnare: lì ho capito che mi piaceva molto insegnare, quindi quando poi è finita l’esperienza c’è stata la possibilità di scegliere un altro concorrente, di cui non si può dire il nome, senza esitazione ho scelto IAAD. perché mi è sembrata una scuola seria e devo dire che in tutti questi anni non ho mai cambiato idea.
Vale a dire che è una scuola che mette al primo posto veramente la preparazione didattica, scolastica, e non ci sono aspetti commerciali, di marketing, che invece devo dire trovo in altre realtà concorrenti, quindi sono contento di aver scelto IAAD. perché ho sempre pensato che sia un istituto estremamente serio, che forma veramente dei validi professionisti che poi avranno successo nel mondo del lavoro.
Che poi alla fine è l’obiettivo che credo tutti noi docenti abbiamo, nella riprova che molti hanno fatto carriera.
Ogni tanto so che qualche mio ex studente, perché sono passati tutti da me negli ultimi tanti anni, sono diventati direttori creativi o altro: questa sicuramente è una soddisfazione, o come quando incontro qualche studente che mi dice “sa, Professore, quello che mi insegnava era utile”; magari sul momento non l’aveva capito ma poi nella realtà del lavoro, effettivamente, capivano che, per esempio, la strategia è veramente molto importante e, quindi, IAAD. devo dire che su questo, sulla qualità della didattica e della docenza, non ha mai fatto sconti; è cambiata, ma questa credo che sia parte integrante della sua Vision, cioè dare una formazione di alto livello per affrontare il mondo del lavoro con delle grandi potenzialità di successo.
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Il webinar raccoglie le analisi e le riflessioni di Francesco Milanesio, Executive Creative Director Triplesense Reply e Eugenio Damasio, General Director No Panic, intervistati da Alessandro Colombo, Direttore Generale IAAD.
Come influenzerà l’Intelligenza Artificiale il futuro della creatività umana?
Quali potrebbero essere le implicazioni psicologiche dell’uso dell’IA per potenziare la nostra immaginazione?
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Come influenzerà l’Intelligenza Artificiale il futuro della creatività umana?
Quali potrebbero essere le implicazioni psicologiche dell’uso dell’IA per potenziare la nostra immaginazione?
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COMMUNITY
Una settimana di lavoro corale, che ha visto la community di designer di IAAD. nelle sedi di Torino e Bologna concentrarsi sui temi dell’agenda 2030.
Progettazione, impegno, condivisione, dialogo e tanta passione: gli elementi per rendere unica l’edizione di quest’anno dei Design Workshop!
Una settimana di lavoro corale, che ha visto la community di designer di IAAD. nelle sedi di Torino e Bologna concentrarsi sui temi dell’agenda 2030.
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