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Erika Porta ci racconta il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

THESIS PROJECTS

Unmasked: una tesi in Textile and Fashion design sulle menti divergenti

Un evento multidisciplinare che racconta il complesso funzionamento delle menti divergenti e di se stessi: l’obiettivo è rivelare qualcosa di sconosciuto attraverso soluzioni evocative che uniscono arte, moda e musica, creando un’esperienza sensoriale di appartenenza e identificazione.

Un evento multidisciplinare che racconta il complesso funzionamento delle menti divergenti e di se stessi: l’obiettivo è rivelare qualcosa di sconosciuto attraverso soluzioni evocative che uniscono arte, moda e musica, creando un’esperienza sensoriale di appartenenza e identificazione.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Erika Porta

con il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

Sono Erica porta e ho frequentato Textile and Fashion design allo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi si chiama Unmasked ed è un progetto nato dal bisogno di esplorare e raccontare alcune tematiche legate ai disturbi del neurosviluppo: è stato realizzato tramite un evento multidisciplinare che ha coinvolto diverse parti ehm legate al mondo dell’arte, della musica e del fashion design.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Ho collaborato con Camilla Ferrero, che è la project manager di Recontemporary, una realtà di Torino, associazione culturale e spazio espositivo, e ho collaborato con loro perché ho pensato potessero essere la realtà giusta ad affiancarmi per un progetto così eterogeneo e molto legato, alla fine, al mondo dell’arte.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Da IAAD. ho avuto devo dire un ottimo supporto soprattutto dalla mia relatrice interna Giuseppina Di Paola, avendo trattato tematiche anche molto delicate e personali.

Giuseppina è una persona che sa essere molto empatica e sensibile, quindi ho lavorato molto bene con lei ed è entrata molto bene nel mio mondo, alla fine, nel mio progetto.

Com’è nata l’idea, cosa ti ha ispirato?

Questa idea è nata da un bisogno personale di sfogo, di espressione, dal momento che ho trattato appunto dei disturbi che mi coinvolgono in prima persona, e per cui ho sentito proprio il bisogno di voler esprimere qualcosa di me stessa e di volermi raccontare, e quindi, insomma, uscire un po’ dalla mia bolla.

La persona conosciuta in IAAD. che porterai sempre nel cuore?

La persona in IAAD. che mi porterò più nel cuore, in realtà ce n’è più di una, però mi sento di dire che è Davide Racca, che è stato mio compagno di corso e che tutt’ora è uno degli amici più cari che ho, e sono molto contenta di questo.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché mi sembrava l’università più affine a quello che avevo in mente di fare (e quello che ho in mente di fare è tante cose) e IAAD. ha effettivamente un’offerta formativa piuttosto eterogenea e non limitata, per cui ho pensato potesse essere la realtà più affine a me.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

La cosa più bella che ho fatto in IAAD.
Mah, una di quelle che ho preferito è stato uno dei primi workshop in cui abbiamo creato dei vestiti con la carta: mi è piaciuto particolarmente perché a me piace molto fare attività che richiedano manualità e matericità, e quindi la matericità della carta è molto interessante, e realizzarci dei vestiti è stato divertente.

Quello che penso mi mancherà più di IAAD. è stato il rapporto che sono riuscita a creare con alcune persone, soprattutto con alcuni docenti con cui mi sono trovata molto bene e con cui mi sono sentita una persona alla pari: perché la cosa bella è che c’è un rapporto paritario tra docente e studente e quindi, di conseguenza, anche la possibilità di creare un legame, un’amicizia al di fuori del rapporto studente docente, appunto.

Un saluto all’attuale e alla futura community IAAD.
Si Naviga a vista! Ciao!


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