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Walter Nicolino, coordinatore del corso in Interior design, ci racconta le caratteristiche del percorso triennale

DESIGN PROGRAMS

Alla scoperta del corso in Interior design

Walter Nicolino, Coordinatore del corso triennale in Interior design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Walter Nicolino, Coordinatore del corso triennale in Interior design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Walter Nicolino

sul corso in Interior design in IAAD.

Buongiorno, sono Walter Nicolino, coordinatore del Dipartimento di Interior design: dal 2015 ho un corso presso lo IAAD. e dal 2017 coordino il Dipartimento di Interior design.

Perché un corso in Interior design?

Un corso di Interior design è una straordinaria chiave per comprendere un aspetto che, diciamo, caratterizza tutti, che è quello del vivere in un ambiente e quindi avere a che fare con oggetti d’arredo e con spazi che quotidianamente viviamo e con cui veniamo a contatto.

Da questo punto di vista siamo molto fortunati di essere in Italia perché l’Italia ha una tradizione credibile sul progetto d’interni e quindi il nostro dipartimento di Interior design si inserisce in questo solco, cercando chiaramente di reinterpretarlo in chiave contemporanea.

Perché studiarlo qui in IAAD.?

Studiare questo corso in IAAD. permette una duplice, diciamo, possibilità: la prima è quella di accedere a una comunità molto vasta, una sorta di piattaforma che è formata da vari dipartimenti, quindi i nostri cugini in Communication design, Transportation design, Product design, Fashion & Textile design, Innovation design…questi dipartimenti creano un gruppo in cui c’è un grande interscambio di idee e di opinioni, con progetti interdipartimentali.

L’altro aspetto è che all’interno del Dipartimento di Interior design sono stati selezionati, sono stati coinvolti, docenti che hanno un taglio molto contemporaneo rispetto alla disciplina e quindi frequentare, appunto, il triennio in interior design permette di formarsi con queste figure professionali che stanno fornendo un loro contributo alla disciplina nel mondo professionale.

In cosa si distingue il corso in Interior design IAAD. dagli altri del suo genere?

Il corso di Interior design è caratterizzato da un tema principale, che è quello dello spazio e la progettazione della qualità degli ambienti: lo facciamo attraverso vari argomenti, che sono quello teorico, quello rappresentativo, quello della tecnica e quello del progetto.

I docenti che sono coinvolti all’interno del corso di Interior design sono professionisti che hanno una presenza nel mondo professionale riconosciuta e quindi gli studenti lungo i tre anni del corso sono affiancati da figure di questo tipo; l’altro aspetto che caratterizza il nostro corso è quello di svolgere la maggior parte dei progetti con aziende in partnership, che seguono tutto il processo progettuale e portano gli studenti a misurarsi con una realtà del fare progettuale, che è molto simile a quella che troveranno una volta laureati all’interno del mercato.

Quali sono i progetti che vengono sviluppati durante il corso e con che tipo di aziende?

Il lavoro a stretto contatto con aziende permette di affrontare vari temi del mondo della progettazione, quindi immaginiamo ad esempio temi legati al retail: abbiamo lavorato con il gruppo Rinascente, con Electrolux, con Lube, nell’individuare nuovi concept di spazi per i loro negozi; abbiamo lavorato su temi più visionari, ad esempio legati alla ricettività, in questo caso con The Student Hotel abbiamo lavorato sull’immaginare l’ospitalità temporanea nel 2050; abbiamo lavorato con nuovi concept di interni che riguardano gli store di Adidas e Benetton; abbiamo anche lavorato su tempi più rivolti al sociale, questi temi vengono spesso fuori dalle tesi individuali, c’è un nuovo filone, una nuova tendenza che guarda al terzo settore, quindi a tutto il mondo delle associazioni che sviluppano progetti a stretto contatto con gli studenti, che dimostrano grande sensibilità su queste tematiche.

I risultati sono piuttosto interessanti, quindi sono spazi che riguardano la cura, riguardano il contesto di persone fragili, riguardano servizi per i cittadini, e quindi sono temi che entrano prepotentemente nel nostro fare quotidiano e vivificano in un certo senso la nostra disciplina.

A chi è rivolto questo corso?

Questo corso è rivolto a chi voglia acquisire le competenze di base all’interno del progetto di interni: un aspetto che in Italia ha un una grandissima tradizione.

È rivolto chiaramente in primis a chi esce dalle scuole superiori e quindi vuole intraprendere un corso di primo livello universitario, ma è rivolto anche a chi dopo aver lavorato per un periodo oppure essersi formato altrove, ha voglia di approfondire questi argomenti e quindi entrare per un triennio nel favoloso mondo del progetto degli interni.

Qual è il taglio che da coordinatore dai a questo corso?

Il taglio che con il Direttore Strategico abbiamo dato a questo a questo corso riguarda tre aspetti fondamentali: il primo, quello centrale, è il progetto dello spazio e il cercare di mantenere sempre alta la qualità della progettazione, dello spazio; il secondo ha a che fare con il fare, quindi tutti gli aspetti che ruotano attorno alla matericità che c’è dietro un ambiente o un oggetto di arredo, quindi la filiera con cui questi materiali vengono immessi sul mercato e vengono selezionati dai progettisti, ma anche tutti gli aspetti che hanno a che fare con la digital customization, quindi l’utilizzo di tecnologie digitali per la fabbricazione di elementi per lo spazio o oggetti d’arredo; il terzo punto riguarda il sentire, e questo ha a che fare con il rapporto tra l’utente e lo spazio stesso, e quindi cercando di avere sempre in mente l’esperienza nello spazio, il comfort all’interno dello spazio stesso.

Per riassumere abbiamo spazio, fare, sentire, in inglese funziona meglio come gioco di parole: Space, Make, Sense.

Quali sono i principali temi trattati?

Le principali materie all’interno del corso di Interior design si racchiudono in quattro gruppi principali: il gruppo della teoria, il gruppo della rappresentazione, quello della tecnica e quella del progetto.

Nel gruppo della teoria si ha a che fare con tutto ciò che riguarda il mondo dell’arte, la storia dell’architettura, la sociologia, la teoria della percezione, quindi tutte quelle argomentazioni e quelle teorie che devono fare da substrato al pensiero per il progetto degli interni.

Il secondo gruppo, quello della rappresentazione, punta a permettere agli studenti di rappresentare le proprie idee e quindi lavoriamo con modellazioni digitali, rappresentazioni video, schizzi a mano, modelli fisici, utilizzo di macchine a controllo numerico per realizzazione di modelli e progetto del verde.

Il terzo gruppo, quello della tecnica, punta chiaramente a dare delle regole per creare degli spazi confortevoli, quindi si ha a che fare con l’ergonomia, con la fisica per il design, con la geometria descrittiva e con, diciamo, la valutazione ambientale di un progetto.

Quarto aspetto, il quarto gruppo che è un po’ onnicomprensivo, è quello del progetto e utilizza gli altri tre appunto per immaginare nuovi ambienti in cui vivere.

Quali competenze vengono sviluppate in questo corso?

Noi partiamo dalla considerazione che le competenze, e gli strumenti quindi, sono importanti perché liberano le idee, ma le competenze – e qui utilizzo una citazione da Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry – “Come fare quando devi costruire una barca, che non è sufficiente chiaramente andare a prendere chi realizza il materiale, eccetera”, ma lui dice che è importante far emergere la nostalgia del mare in chi lavora al progetto della barca.

In questo caso noi cerchiamo di fare una cosa simile: abbiamo tutti la coscienza per il nostro vissuto degli spazi, degli ambienti, dobbiamo però aggiungere un grado superiore durante questo corso di studi che è quello della consapevolezza di certi strumenti per poter intervenire nello spazio.

Sintetizzando, al primo anno ti insegna a vedere più spazio e quindi tutto ciò che sta attorno, al secondo anno si ha a che fare con il sentire, quindi mettere a contatto l’utente con tutto ciò che gli sta attorno, e al terzo anno c’è una sorta di sintesi, quindi si usa l’immaginazione, la connessione, per produrre progetti che hanno una certa articolazione, che permettono di concludere appunto il corso di studi.

Lungo tutto il percorso si allena la competenza nel raccontare uno spazio, un oggetto di arredo: finché non vengono realizzati non esistono, e quindi abbiamo questo gap da colmare che dobbiamo colmare con il racconto, quindi il racconto è uno degli aspetti fondamentali che affrontiamo in tutti e tre gli anni del corso.

Quali sono i profili in uscita?

I profili in uscita dal corso di Interior design sono l’interior designer, una figura a tutto tondo che può avere a che fare con una propria attività, quindi, dove svolgere consulenza; può essere consulente per aziende, quindi avere un rapporto diretto e anche interno alle aziende stesse; può fare il freelance, quindi può svolgere consulenza per altri studi che possono essere di architettura o di progetto di interni su aspetti specifici.

C’è poi una lunga carrellata, diciamo, di figure specifiche che caratterizzano la nostra disciplina: ad esempio il visual interior designer, chi si occupa di rappresentazione legata al mondo dell’interior design; il social interior designer, che è una nuova figura che sta emergendo in questi anni: chi si occupa appunto di progetti riferiti al terzo settore, quindi al mondo dell’associazionismo, ai luoghi della cura, alla grande attenzione verso un’utenza che spesso è un’utenza fragile; altre figure ad esempio sono quelle del maker interior designer, cioè colui che lavora con strumenti digitali di fabbricazione digitale e quindi mette a contatto, appunto, un fare artigianale analogico con un nuovo artigianato digitale che sta emergendo nella nostra disciplina.

Perché hai deciso di insegnare?

Ho deciso di insegnare perché è un modo per ritornare ad imparare: non che non lo si faccia chiaramente durante la professione ma lo si fa in termini e condizioni differenti, quindi l’imparare in un processo di insegnamento è come ritornare a imparare in purezza, non essendo mediati dall’ordinario della professione, anche delle costrizioni della professione; l’altro aspetto è un aspetto di permettere anche di confrontare alcune visioni riferite alla disciplina con altre generazioni, che chiaramente in qualche caso le confermano e spesso, e per fortuna, le aggiornano e le rendono più contemporanee.

Bene, vi aspettiamo in IAAD. Ciao e a presto!


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