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Francesca Grignolio, coordinatrice del corso in Digital Communication design, ci racconta le caratteristiche del percorso triennale

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Alla scoperta del corso in Digital Communication design

Francesca Grignolio, Coordinatrice del corso triennale in Digital Communication design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Francesca Grignolio, Coordinatrice del corso triennale in Digital Communication design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Francesca Grignolio

sul corso in Digital Communication design in IAAD.

Mi chiamo Francesca Grignolio: sono nata come designer di progetti di comunicazione e di formazione per le grandi aziende e continuo essenzialmente a fare quello, cioè a progettare ed erogare contenuti che possono essere divulgativi, di formazione, di intrattenimento dedicati al mondo delle grandi aziende, delle grandi organizzazioni, delle multinazionali, e direi che sin da subito la grande sfida del mio mestiere è stata quella di utilizzare, abbracciare e capire tutte le nuove tecnologie per riuscire a fare al meglio questa attività di, divulgazione, formazione e comunicazione.

Perché hai deciso di insegnare?

L’insegnare in qualche modo è sempre stato un pezzo del mio mestiere perché l’ho sempre fatto, appunto, con gli adulti, perché di fondo quello che faccio è cercare di dipanare fili, di rendere più semplici le cose complicate: ho scelto poi di insegnare anche ai ragazzi, che era una cosa nuova per me, quando ho incontrato IAAD. e quando ho iniziato a scoprire che c’era un altro pezzo di mondo molto interessante, affascinante, a cui raccontare, con cui confrontarsi, chiacchierare, scoprire cose.

Perché un corso in Digital Communication design?

Il corso di Digital Communication design nasce essenzialmente dall’intuizione, ma diciamo che era ovvia per chi lavora, insomma, nel mondo della comunicazione, che le cose stessero cambiando: stavano cambiando in un modo esponenziale pazzesco, veloce, e questo succede ancora oggi, per cui ci si è detti che era importante iniziare a introdurre tutto il pensiero del design dedicato a quello che è Digital.

E Digital è una parola grossa che contiene un sacco di cose: i social e i siti sono qualcosa che in qualche modo fa parte anche di tutti i percorsi legati per esempio a Communication, ma in Digital quel che succede è che cerchiamo di espandere e cerchiamo di scoprire quante cose che hanno a che fare col virtuale, col digitale, possono aiutarci ad essere più forti nel nostro mestiere di creativi e Designer.

Perché studiare Digital Communication in IAAD.?

Consiglierei di studiare qui in IAAD. perché è un posto pienissimo di energia: succedono un sacco di cose belle, c’è una specifica situazione per cui non si è mai soli e si costruiscono reti, e le reti sono tra studenti, tra studenti del proprio corso e degli altri corsi, ma soprattutto con gli insegnanti che sono super esperti, professionisti che arrivano dal mondo reale e coi quali si costruisce un qualche cosa che dura anche dopo.

Quindi secondo me ci sono una serie di occasioni che sono imperdibili, al di là poi della densità dei contenuti, dell’insegnamento, delle occasioni anche extra, però essenzialmente la rete fortissima che si crea che è un elemento importantissimo in questo mondo oggi.

Perché studiare questo corso a Torino?

Perché Torino è il luogo dove, insomma, per farla un po’ anche come dire, per motivarci tutti, il luogo dove nascono cose, dove succedono un sacco di cose, dove anche il mondo della pubblicità, della comunicazione, ha mosso i suoi passi e poi si è esteso in tutta Italia, ed è il luogo dove ancora succedono un sacco di cose, dove ci sono ancora una serie di realtà interessanti e importanti.

Per chi si interessa a questo mondo è un luogo dove l’innovazione tecnologica e digitale comunque è presente e forte, e la particolarità di IAAD. è che fin da subito ci mette in contatto con queste realtà, quindi con aziende, con organizzazioni, con enti, con situazioni in cui mettersi alla prova davvero, quindi il tessuto in cui siamo immersi è un tessuto che ci consente di metterci alla prova fin dal primo giorno.

In cosa si distingue il corso in Digital Communication design IAAD. dagli altri del suo genere?

È forse il più trasversale, nel senso che le competenze legate al Digital, al virtuale, alle nuove tecnologie, sono un qualche cosa che serve ovunque, e in qualche modo chi inizia a immaginare percorsi, soluzioni, situazioni in cui il digitale è importante e forte e immerso nel mondo di oggi, nei cambiamenti di oggi, e la comunicazione per di più, che poi lo specifico ambito in cui il Digital si declina da noi, è una comunicazione che non può più vivere senza un elemento che è sempre quello virtuale, e quindi questo mix di digitale e di fisico, di conoscenza, di possibilità, è un qualche cosa che è specifico e unico del nostro corso.

A chi è rivolto questo corso?

Il corso di Digital Communication design è rivolto essenzialmente a tutti coloro che vorrebbero in qualche modo appassionarsi, conoscere di più tutto ciò che sta capitando nel contesto digitale: videomaker, le persone che vogliono imparare a progettare e sviluppare app, le persone che vogliono immaginare di essere parte di cambiamenti e cose nuove che succedono.

Gli eventi, per esempio, gli eventi phygital che sono un qualche cosa che in qualche modo stiamo iniziando a esplorare oggi: c’è la possibilità di essere immersi in esperienze che sono sì di comunicazione, ma sulle esperienze a 360 gradi in cui tutti i nostri sensi sono colpiti e in cui siamo capaci di disegnare e immaginare e progettare un qualche cosa di unico, di spettacolare, per passare i nostri contenuti.

Quali competenze servono per frequentare questo corso?

Per noi prerequisito essenziale è la curiosità, la capacità di di interessarsi a cosa succede fuori, a cosa succede fuori inteso sia dal punto di vista di innovazioni, trend, cose che capitano ma anche soprattutto dal punto di vista culturale: dove siamo, cosa sta capitando, che cosa è interessante raccontare, come lo vogliamo raccontare.

Per quanto riguarda invece prerequisiti tecnici vi direi che no, non servono: l’importante è arrivare con la voglia di fare, sbagliare, riprovare e imparare.

Qual è il taglio che da coordinatrice dai a questo corso?

Rispetto al taglio che cerchiamo di dare in Digital Communication design, e quindi che in qualche modo cerco di interpretare, direi che ci sono una serie di elementi.

Il primo è sicuramente che secondo me questo è un percorso appassionante, affascinante, divertente, quindi il tentativo mio e di tutti i nostri docenti è trasferire il fatto che siamo in uno spazio, in un’area che è piena di possibilità, molte persone, un elemento fondamentale.

L’altro elemento è il cercare di non ridurlo essenzialmente a una dimensione tecnica, perché il Digital è un cambiamento costante: quello che imparerete il primo anno fra 4 anni probabilmente non esiste più o cambia, e quindi il saper fare collegato al saper pensare tantissimo; imparare a usare dei software sì, ci serve per capire le logiche, ma non è quello che ci fa diventare forti che ci fa diventare dei designer.

Terzo punto, in qualche modo, è il fatto che l’approccio da designer, cioè da persone che immaginano le cose secondo un filo rosso, da un inizio a una fine, caratterizza sia quello che vorremmo che i nostri ragazzi imparassero a fare ma sia il modo con cui vorremmo lavorare noi, e quindi abbiamo tutti in mente molto chiaro che accompagniamo le persone da un punto A ad un punto B.

Quali sono i temi trattati durante il percorso?

All’interno del percorso che si articola in tre anni direi che succedono tre cose diverse, a salire.

Il primo anno si imparano cose: il nostro corso si chiama Digital Communication design ma la parola Communication è quella più importante; il primo anno quindi si impara, per esempio, cosa vuol dire comunicare, cos’è il mondo della pubblicità, dell’Art Direction, ma anche si inizia ad annusare che cosa succede nel mondo esterno, quindi per esempio la storia del Digital e tutti gli elementi che iniziano a consentirci di essere consapevoli di dove siamo e di iniziare a saper fare delle cose senza le quali poi non si può crescere.

Il secondo anno succede che aggiungiamo la dimensione della progettualità del design, inteso in questo senso e quindi al di là delle materie: quello che succede è che le persone si cimentano con dei progetti veri dall’inizio alla fine, spesso progetti reali, ma comunque l’approccio è progettuale.

Da noi l’ossatura più importante, direi, è dedicata al tema della User Experience, della User Interface, perché ci aiutano a ragionare di quello che ci raccontavamo, l’importanza di creare esperienze memorabili, interessanti e di valore; affianco a questo ci sono tutta una serie di altre materie che hanno a che fare adesso sì in modo profondo con il Digital, quindi i siti, le app, i suoni, gli eventi eccetera eccetera…

Queste cose si continuano a scoprire, approfondire, anche nel terzo anno, in cui in qualche modo quel che succede è che si aggiunge l’ultimo tassello che ci fa poi uscire nel mondo esterno, e l’ultimo tassello ha a che fare con il mondo fuori, la curiosità per il mondo fuori: c’è un corso in particolare che si chiama Digital Visions che ragiona di che cosa sta per succedere, cosa succederà, in che mondo saremo immersi, quante cose dobbiamo continuare a riuscire a imparare.

In questo senso però anche l’esperienza della tesi, dei progetti individuali, di tutto ciò che in qualche modo fa parte del percorso dei tre anni, è un’occasione per uscire poi fuori, insomma, il più preparati possibile a continuare a imparare, essenzialmente.

Quali sono i progetti che vengono sviluppati durante il percorso?

Rispetto ai progetti, alle cose reali con cui ci misuriamo, nel corso degli anni abbiamo incontrato un sacco di brand, di realtà diverse.

Penso a Sky con il quale abbiamo dovuto immaginare un ecosistema intero di offerta digitale per renderli ancora più attrattive, attraenti, rispetto ad altri competitor.

Penso a Martini con il quale abbiamo ragionato di come rendere virtuali delle esperienze museali, delle esperienze legate a cose molto fisiche che poi dovevano diventare invece più virtuali.

Altro esempio è Volkswagen Veicoli Commerciali con i quali abbiamo provato a giocare, a costruire un’offerta, una soluzione legata ai social, ma in particolare a TikTok, che è un social che è molto interessante ultimamente, e per il quale abbiamo costruito proprio un piano editoriale, ma non solo: abbiamo costruito proprio una visione rispetto a come questo Brand poteva sbarcare sul social fino ad ora mai utilizzato.

Quali competenze vengono sviluppate in questo corso?

Rispetto alle competenze che sviluppano i ragazzi nel corso dei tre anni direi che ci sono innanzitutto delle competenze tecniche: impariamo a usare dei software, degli strumenti, impariamo a sviluppare dei siti, delle app, iniziamo a conoscere come funziona per esempio la realtà virtuale, visore eccetera eccetera…

Poi ci sono delle competenze di design molto forti, legate in particolare a tutto ciò che per noi è la User Experience, la capacità di partire da ciò che veramente le persone hanno bisogno di fare rispetto ad esempio a un sito in cui si devono muovere, un ambiente immersivo in cui devono agire, e grazie a questa analisi, grazie a queste competenze riusciamo a creare delle soluzioni che sono il più adatte possibile.

Ci sono poi tutta una serie di competenze collaterali che molto sono legate alle passioni delle persone, nel senso che noi iniziamo a raccontare, a suggerire mondi possibili: penso a tutto il tema del sound, a tutto il tema del video, tutto il tema legato a ciò che ha a che fare con l’Art Direction, la Digital Art Direction, che sono competenze che vengono instillate nei ragazzi e che poi ognuno di loro sceglierà di approfondire o meno in funzione anche di quello che vorrà essere il loro percorso successivo.

Quali sono i profili in uscita?

Faccio una premessa: in realtà, soprattutto per noi, parlare di profili professionali è sempre un po’ difficile, perché i nomi, le etichette, cambiano costantemente, però se dovessimo dire, di sicuro da noi escono Videomaker, escono Digital Strategist o Digital Creative, escono UX Designer, UI Designer, escono tutte le persone che hanno per esempio volontà di lavorare nel campo della Digital Art Direction, e anche coloro che hanno in qualche modo una sensibilità rispetto a tutto ciò che è la progettualità che ci sta intorno, quindi Digital Project Manager, Account eccetera eccetera…

Quanto conta essere curiosi per affrontare un percorso come questo?

Personalmente in questo momento la mia curiosità è attratta da tutto: siamo in un momento in cui dal punto di vista sociale, economico, per tutto quello che sta capitando intorno non si può non stare con le orecchie aperte, con lo sguardo curioso, perché il mondo sta cambiando, sta cambiando da un po’ e sta cambiando in modo sempre più veloce, e noi ci siamo immersi e sono molto curiosa di capire cosa succede.

Questo vuol dire, per esempio, leggere libri, andare al cinema, andare a vedere la Biennale, ma vuol dire soprattutto cercare di intercettare cosa sta capitando di nuovo, cosa pensano le persone, e in questo senso è una curiosità che è costante, continua, e che secondo me è la chiave reale anche per chiunque voglia fare questo mestiere, voglia approcciarsi a questo contesto: il cercare sempre di chiedersi cosa diavolo sta succedendo, perché voglio saperne di più, voglio conoscere meglio quell’artista, quel movimento, quella situazione che sta esplodendo, e quindi non è una curiosità settoriale, specifica per temi, ma è una curiosità rispetto al mondo, che poi è quella che dà l’ispirazione.

In conclusione?

Spero di avervi incuriosito abbastanza, avervi interessato, avervi appassionato, e per chiunque ne volesse sapere di più l’invito è quello di andare a vedere sul sito, insomma, un po’ più di informazioni, e di contattare il nostro Ufficio Orientamento per poter approfondire meglio tutti gli aspetti legati al piano di studi, a che cosa succede, come funziona.

Da parte mia spero davvero di incontrarvi presto!


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