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Andrea Bozzo, Coordinatore in IAAD. del corso triennale in Communication design e del Master in Writing & Visual Storytelling

DESIGN PROGRAMS

Alla scoperta del corso in Communication design

Andrea Bozzo, Coordinatore del corso triennale in Communication design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Andrea Bozzo, Coordinatore del corso triennale in Communication design in IAAD. ci racconta le caratteristiche del percorso di studi, con un focus sui profili a cui è rivolto e le professioni in uscita.

Leggi la trascrizione dell’intervista ad Andrea Bozzo

sul corso in Communication design in IAAD.

Mi chiamo Andrea Bozzo: sono il coordinatore del corso di Communication design dello IAAD. di Torino e da 30 anni faccio il grafico, il director, l’illustratore e anche il vignettista.

Perché un corso in Communication design?

Perché Communication design oggi è la sorgente di qualsiasi relazione si voglia avere tra persone e tra aziende.

Imparare la comunicazione però sembra un paradosso, perché tutti comunichiamo ma pochissimi conoscono le regole della comunicazione, e si rischia quindi di non riuscire a raggiungere il proprio destinatario.

Costruire percorsi di comunicazione vuol dire questo: padroneggiare le tecniche e la costruzione di relazioni legate al mondo.

Perché studiare Communication design in IAAD.?

Perché abbiamo un approccio che è legato a un’attenzione al contesto e a quello che succede che va al di là della singola tecnica comunicativa: cioè, la comunicazione si basa e si ciba e si nutre di quello che ci sta attorno, è lì che si innesta il nostro modo di comunicare.

Noi facciamo una grande attenzione a non diversificare il mondo della comunicazione con quello che c’è fuori, con quello che c’è tra le strade, perché è lì che la comunicazione germoglia.

Perché studiare questo corso a Torino?

Torino è una piazza storicamente importantissima del mondo della comunicazione, del mondo del design: basti pensare a Novarese, basti pensare ad Armando Testa, basti pensare a tutte quelle realtà che hanno fatto la storia della comunicazione, del design, in Italia.

Questa ricchezza, queste eredità in qualche modo ce l’abbiamo, in qualche modo fa parte di noi, e la vediamo e la respiriamo in tutta la nostra città, in tutta una serie di esperienze che viviamo quotidianamente.

In cosa si distingue il corso in Communication design IAAD. dagli altri del suo genere?

IAAD. nasce nel ’78 con Trasportation; poco dopo arriva Communication.

In tutti questi anni abbiamo sviluppato e affinato un metodo che ci ha permesso sempre di rimanere in contatto con il territorio, perché il contatto e la relazione, come dicevo prima, fa parte della natura stessa della comunicazione.

Beh, se la comunicazione, che per noi è alla base delle relazioni, è chiaro che la relazione tra studenti, tra docenti e studenti, tra istituzioni, studenti e docenti, diventa fondamentale per fare qualsiasi tipo di progetto di comunicazione.

Questo vuol dire che la comunicazione, se si basa sulle relazioni, si basa sulle relazioni tra le persone, per cui tra gli studenti, con i docenti, con IAAD. ma anche con il contesto, quindi la grande differenza che ci può essere nel nostro corso é questa: questo rapporto dialettico con tutto quello che ci sta attorno, che è esattamente la natura stessa della comunicazione.

A chi è rivolto questo corso?

Il corso di Communication è rivolto a tutti gli studenti che arrivano dalle scuole tradizionali: grafica, licei artistici, ma anche da tutte le scuole umanistiche, i licei ad esempio, che hanno in sé la capacità e la voglia di raccontare delle storie.

Quali competenze servono per frequentare questo corso?

La paura di chi non ha seguito un corso di scuola superiore di questo ambito è di non avere gli strumenti per affrontare la comunicazione, perché si ha un’idea della comunicazione ancora legata a un mondo analogico, legata molto alla manualità, per cui saper disegnare, per cui saper costruire un progetto di comunicazione o se volete un esecutivo a mano.

Oggi non è più così: è chiaro che è molto più importante il pensiero che non la manualità; la manualità è stata sostituita dai computer.

Qual è il taglio che da coordinatore dai a questo corso?

Il taglio che ho cercato di dare, da coordinatore, a questo corso è figlio delle cose che ho detto prima, cioè la relazione con il contesto, per cui un’attenzione a tutto quello che è successo, che succede attorno a noi, l’attenzione alle persone: ogni persona è diversa, ogni persona ha un suo percorso, ogni persona ha bisogno di capire cosa vuole fare e ogni persona dei tempi diversi.

Questo vuol dire che non c’è un progetto educativo standardizzato ma che c’è un dialogo continuo con ogni persona, e ogni persona, ogni studente da noi è uno studente in formazione, quindi non è finito, quindi bisogna accompagnarlo.

In quest’ottica, quindi, il taglio che possiamo dare è un taglio educativo.

Quali sono i temi trattati durante il percorso?

Si cerca di imparare a fare le cose.

Il primo passaggio è sempre imparare a fare le cose, allora come si impara nel nostro mondo? Si imparano i software: la suite Adobe, Illustrator, InDesign, Photoshop, e poi le regole base della comunicazione visiva, insieme e accompagnate alle regole base della comunicazione orale o della comunicazione scritta.

Un altro tema per noi importante è cosa è successo prima, per cui c’è anche un passaggio di storia di quello che è successo prima, dei grandi designer del passato, perché conoscere quello che succede, quello che è successo prima, ci permette di vedere e di inventarci cose nuove del futuro.

Il secondo anno è l’esplorazione di sé: ogni creativo ogni persona che fa un lavoro creativo ha bisogno di cominciare un dialogo con se stesso, e allora bisogna imparare a conoscersi.

Imparare a conoscersi per un design vuol dire imparare a dialogare se stesso e con la propria creatività: il secondo anno c’entra molto su questo e c’entra anche col bisogno di sbagliare.
Bisogna imparare a liberarsi dal terrore di sbagliare: bisogna imparare a divertirsi sbagliando perché attraverso lo sbaglio si impara e si cresce nel fare le cose.

Il terzo è l’anno della consapevolezza: nel terzo anno siamo pronti per andare nel mondo, siamo pronti per cercare di trovare la nostra strada nel mercato come professionisti, per cui dopo aver imparato a fare le cose, dopo aver imparato a sbagliare e a dialogare con se stessi, si mette la concretezza al primo posto.

Tutte queste cose qua ci aiutano a costruire un progetto di design che sia spendibile nel mondo del lavoro.

Quali progetti vengono sviluppati durante il percorso?

I progetti che vengono sviluppati durante il corso degli anni sono progetti legati a tutti gli ambiti di comunicazione di cui abbiamo parlato: possono essere progetti di marketing, possono essere progetti di grafica editoriale, progetti di comunicazione commerciale, come possono essere dei video, a seconda della materia, a seconda della richiesta del nostro cliente.

I nostri clienti sono in genere medie e grandi imprese, o associazioni che si occupano di bene comune.

Mi piace ricordare in questi ultimi anni alcune imprese con cui abbiamo lavorato per i progetti che siamo riusciti a sviluppare, tra cui uno di quelli a cui sono più affezionato, quello della Montenegro, perché era una campagna sociale sul bere responsabilmente per i ragazzi più giovani: i progetti che sono emersi sono stati non solo molto efficaci, sono stati anche molto divertenti, offrendo così un valore aggiunto all’impresa e senza cadere nel paternalismo di queste campagne.

Quali sono i profili in uscita?

I profili in uscita del nostro corso variano dal classico grafico che conosciamo tutti, il Graphic Designer, al Web Designer, che fa i siti o le app che oggi utilizziamo tutti, così come l’Art Director, che può essere di pubblicità, o di giornali o riviste, case editrici, il copywriter, che è quello che scrive testi, così come può lavorare negli ambiti del Marketing, dei social media o della strategia, che è ancora un altro ambito più vasto e che va molto oggi nelle richieste delle nostre aziende.

Quali competenze vengono sviluppate in questo corso?

Le competenze che si sviluppano in questi tre anni sono competenze sempre in movimento perché il mercato è sempre in movimento.

Dall’immaginazione di una rivista, di un libro, di un giornale o di una campagna pubblicitaria allo scrivere degli slogan o fare una comunicazione efficace si affiancano anche cose nuove che prima magari non c’erano, ad esempio usare i social per una comunicazione efficace, usare video o immagini dagli smartphone perché diventano una nuova cifra di comunicazione: ecco, quello che è interessante e quello in cui noi crediamo molto rispetto al nostro corso è questo affiancamento tra le forme classiche di comunicazione, a cui tutti siamo abituati, insieme a forme nuove che magari ancora non esistono ma che esisteranno fra uno, due o tre anni.

Perché hai deciso di insegnare?

Perché ho deciso di insegnare?
Perché non son da solo: perché vivo in un territorio vivo, in una situazione, in un contesto in cui la trasmissione dei saperi è fondamentale per crescere e per far crescere quello che c’è attorno.

Si diceva una volta “impara a fare bene le cose e insegnale agli altri”: io ci credo molto.
Insegnare agli altri e non è solo un’esperienza vitale, è anche una responsabilità, una responsabilità nei confronti del mondo in cui vivi e soprattutto insegnare e imparare, perché ovviamente è anche una strada a doppio senso, ti permette di sviluppare quelle relazioni che sono alla base della comunicazione, come dicevo prima.

Da dove trai ispirazione?

Da dove traggo ispirazione?
Da tutto, mi viene da dire: dalle serie TV, dai libri, dalle riviste, da quello che guardo intorno, dagli studenti, dai miei colleghi che insegnano…perché fare oggi comunicazione vuol dire essere una spugna, assorbire per rielaborare.

Una volta si prendevano dei libri, si studiavano e si applicavano quelle cose lì: oggi è molto più esaltante, e anche molto più ampio, e a volte bisogna prendere tutto e rilanciarlo e ripensarlo e ridisegnarlo e riscriverlo secondo la propria sensibilità.


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