Scegli la sede IAAD. che preferisci

Benvenuto/a in IAAD.

Per offrirti un’esperienza personalizzata abbiamo bisogno che ci indichi la sede IAAD. di tuo interesse.

IAAD IAAD
Il nuovo logo dell'Autodromo di Imola: un progetto di tesi in Communication design

THESIS PROJECTS

Progetto di tesi in Communication design: il nuovo logo dell’Autodromo di Imola

Un progetto di rebranding nato dall’esigenza di far trasparire dall’immagine i valori di una realtà iconica come quella dell’Autodromo di Imola.

Una sfida non semplice quella che ha affrontato Giulia Mongardi al termine del corso in Communication design: confrontarsi con un brand forte e storico mantenendone l’identità e proiettandolo in una dimensione futura e polifunzionale.

Un progetto di rebranding nato dall’esigenza di far trasparire dall’immagine i valori di una realtà iconica come quella dell’Autodromo di Imola.

Una sfida non semplice quella che ha affrontato Giulia Mongardi al termine del corso in Communication design: confrontarsi con un brand forte e storico mantenendone l’identità e proiettandolo in una dimensione futura e polifunzionale.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Giulia Mongardi

con il suo progetto di tesi in Communication design

Sono Giulia mongardi e mi sono diplomata nel corso di Communication design presso lo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Per quanto riguarda il mio progetto di tesi individuale, fin da subito sapevo quale sarebbe voluto essere progetto che avrei voluto portare avanti: il progetto che ho portato avanti è un progetto di rebranding insieme all’autodromo internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola, che il mio caso ho voluto chiamare “Polifunzionalità in pista” proprio perché, trattandosi di un brand così tanto polifunzionale, volevo che anche a livello estetico e a livello comunicativo questa cosa trasparisse.

Il progetto di tesi Infatti prevedeva quello che era un rebranding del marchio del dell’autodromo di Imola nonché anche un rebranding di tutti quegli elementi grafici e comunicativi che andavano a fare da contorno alla loro immagine: per questo motivo ho voluto creare un logo dinamico proprio come l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola si vende alle persone; è un logo dinamico inteso non come un logo animato ma un logo che si può scomporre e ricomporre a seconda delle situazioni.

Com’è nata l’idea, cosa ti ha ispirato?

Alla fine dei tre anni di Communication design diciamo che c’era stata data la palla in mano per quanto riguardava la decisione del nostro futuro, di cosa ci piacesse fare: nel mio caso l’ambito che più mi interessava era quello del branding o rebranding e diciamo che la situazione si è presentata a me favorevole perché nella mia città natale, appunto, l’autodromo, a mio parere e anche a parere di altri, in seguito a una ricerca che ho fatto, risultava un marchio sì forte ma che non rispecchiasse i valori che in realtà vuole che traspaiano dalla loro immagine.

Il motivo per cui ho scelto l’autodromo, quindi, non è soltanto il fatto che avesse bisogno di un restyling ma proprio il fatto che sia parte integrante della mia città: io sono Imolese e abito anche relativamente vicino all’autodromo, quindi il sentire i rumori delle macchine che corrono o vedere le location nel momento in cui passeggio per la mia città è sempre una parte fondamentale.

Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

La difficoltà maggiore che ho incontrato nel realizzare il mio progetto diciamo che è stata la parte iniziale, per una questione più interna a me, nel senso che avevo paura che andando a toccare un marchio così tanto importante e così tanto conosciuto dalle persone, e a cui alle persone tengono, soprattutto gli imolesi, avevo paura che questo destabilizzasse il pubblico.

Come l’ho superato? L’ho superato con del coraggio, nel senso che mi sono veramente buttata e ho seguito quelli che erano i miei pensieri e le mie sensazioni, e non mi sono fatta abbattere nonostante alcune persone mi dicessero “Cosa lo tocchi a fare? È un logo perfetto già così com’è: L’autodromo è bello così!”

Cosa hai provato quando hai visto la tua idea prendere forma?

Per me è stato un onore anche solo il fatto di aver avuto la possibilità di collaborare con loro in ambito di tesi, ma nel momento in cui sono stata richiamata il mondo un attimo si è fermato perché è stato veramente un momento di soddisfazione personale così grande che non vedevo l’ora di dirlo tutti, nonostante non potessi farlo.

È stato un progetto che per i primi mesi è dovuto rimanere segreto, tra virgolette, è stata una un’applicazione che sia prolungata anche nel tempo perché l’ho dovuta mantenere per me per poi rivelarla alle persone solo dopo che era stato comunicato effettivamente e il vederlo stampato il vederlo realizzato è sicuramente un tassello Importantissimo perché non è più solo nella mia mente o in una presentazione da me realizzata ma adesso viene sfruttata anche da altri.

Perché hai scelto IAAD.?

Quando ho finito le superiori avevo le idee chiarissime in testa su quello che avrei voluto fare da grande, e lo IAAD. me l’ha servito su un piatto d’argento. Io cercavo un indirizzo proprio come quello che ho trovato nel corso di Communication design, ho provato a entrare, ho fatto il mio test d’ingresso e diciamo che non ho cercato nient’altro perché la presentazione di quelli che erano i corsi, delle opportunità che avevo, delle cose che avrei toccato non l’ho trovata da nessun’altra parte.

IAAD. in una parola

IAAD. è il confronto: il confronto che puoi avere con le altre persone, il confronto che hai con te stesso, il confronto che hai con i docenti, con i tuoi coetanei, con qualsiasi persona che sia in quell’ambiente.

La tua definizione di successo?

Per me successo è sapere di avercela fatta: è un pensiero che non viene dagli altri ma che viene da te stesso, il sapere che hai raggiunto l’obiettivo che ti eri prefissato e forse quello che che gli dà ancora più valore è il fatto che se ne accorgano appunto anche gli altri, però in primis deve venire da te il sapere di essere arrivato al tuo obiettivo.

Vi lascio con uno dei miei motti che ho anche tatuato in un braccio: “meraki”, che vuol dire fare le cose con amore, creatività e passione, mettendo tutto te stesso in quello che fai. Ciao!


Scopri gli altri Progetti di Tesi in design degli/delle studentə IAAD.