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Scopri il progetto di tesi in Textile and Fashion design in collaborazione con Vìen Atelier, raccontato da Samuele Mastrangelo

THESIS PROJECTS

Progetto di tesi in Fashion design: supportare le collezioni di moda di Vìen Atelier

Al centro del progetto di tesi vi è il supporto nella direzione artistica per tre collezioni di moda del brand Vìen Atelier del fashion designer Vincenzo Palazzo, con la produzione di contenuti foto e video.

Nel corso della sua tesi, Samuele Mastrangelo ha realizzato anche un cortometraggio ispirato alle linee guida del “Processo di individuazione” di Carl Gustav Jung, un percorso di ricerca della consapevolezza il cui risultato è il raggiungimento del benessere psicologico.

Al centro del progetto di tesi vi è il supporto nella direzione artistica per tre collezioni di moda del brand Vìen Atelier del fashion designer Vincenzo Palazzo, con la produzione di contenuti foto e video.

Nel corso della sua tesi, Samuele Mastrangelo ha realizzato anche un cortometraggio ispirato alle linee guida del “Processo di individuazione” di Carl Gustav Jung, un percorso di ricerca della consapevolezza il cui risultato è il raggiungimento del benessere psicologico.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Samuele Mastrangelo

con il suo progetto di tesi in Fashion design

Ciao, sono Samuele Mastrangelo e ho frequentato il dipartimento di Textile and Fashion design allo IAAD. di Torino.

Raccontaci il tuo progetto

Per quanto riguarda il mio progetto di tesi individuale ho sviluppato un progetto di direzione artistica con un brand di nome Vìen Atelier, dove mi sono occupato del seguire e affiancare le ultime tre collezioni, sviluppando una parte fotografica sia in digitale che in analogico seguita da una parte video, mentre per l’ultima parte ho creato questo mini cortometraggio che riprende il processo di individuazione di Carl Gustav Jung, ed è stato scelto più che altro per riprendere il processo che mi ha aiutato ed è stato un motivo per rappresentare al meglio quella che è stata la mia esperienza con lo IAAD., esperienza di crescita che mi ha permesso di capire quali sono le mie potenzialità e anche i difetti sotto un certo punto di vista.

Com’è nata l’idea, cosa ti ha ispirato?

Tutto è partito da un’intervista di Galimberti: mi piace un sacco il cercare di immedesimarmi in quelle che sono le sensazioni di una singola persona e cercare di rendere queste mie, dato che per me lo IAAD. è stato un, cioè, l’ho preso come un modo per crescere e capire quali sono le mie potenzialità.

Ho deciso di scegliere, appunto, questo processo di individuazione di Jung dove sono stipulate quattro fasi che riprendono il percorso di crescita e quindi ho cercato di immedesimare quelli che sono stati i miei tre anni in IAAD. fino ad arrivare all’ultima parte che consiste nella nascita di un nuovo individuo.

Con quale azienda hai collaborato?

L’azienda con cui collaborato si chiama Vìen Atelier: l’ho scelta perché ho già avuto modo di collaborarci prima del progetto di tesi.

Penso che sia una delle poche realtà concrete e in cui riesco a immedesimarmi per quanto riguarda la scena pugliese, anche perché ho avuto modo di conoscere a fondo quella che è la persona che è il designer e sin da subito mi sono trovato abbastanza bene, sia per quanto riguarda gusti, visione, sia a livello musicale che artistico, che per quanto riguarda l’ambito fashion.

Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

L’unica difficoltà che ho avuto nel percorso di tesi è forse la mia autocriticità, perché tendo a distruggere ciò che creo a distanza di poche ore: forse grazie all’aiuto sia dei miei compagni che dal relatore interno ho avuto modo di confrontarmi con loro e capire realmente quali fossero i problemi e i punti di forza di quello che stavo creando.

Come sei stato supportato da IAAD.?

Diciamo che l’aiuto più grande che mi ha dato lo IAAD., in primis il mio relatore interno Prof. Italia, e la nostra coordinatrice di corso, la Prof. di Paola: loro mi sono stati un sacco d’aiuto per esternare quelle che sono le mie sensazioni ed emozioni.

Diciamo che questo processo qui è stato abbastanza lungo: infatti se penso al Samuele del primo anno e invece penso al Samuele del terzo anno c’è stato un cambio emotivo super super grande e quindi, diciamo, proprio per questo switch di personalità sotto un certo punto di vista sarò sempre grato ai miei professori, quello che è la comunità IAAD. e i miei amici.

Cosa hai provato quando hai visto la tua idea prendere forma?

La primissima sensazione che ho provato è stato un orgoglio abbastanza grande, nel senso che mi sono reso conto che questi tre anni di università, oltre che come studente, mi hanno cambiato come persona in primis.

Finalmente alla fine di questo percorso ero riuscito a realizzare qualcosa che mi rappresentasse al 100%, e che soprattutto riuscisse a fare immedesimare qualunque persona che ha guardato il mio lavoro e soprattutto l’ultima parte del mini cortometraggio che ho realizzato, anche perché è forse la parte più importante del mio progetto di tesi ed è quella che mi rappresenta di più sia a livello emotivo ma anche a livello di figura lavorativa, perché è l’ambito in cui vorrei operare.

Cosa rappresenta questo progetto per te e per la tua carriera?

Questo progetto di tesi mi rappresenta al 100%.

In un prossimo futuro lavorativo penso che sia la parte fondamentale da tenere a mente: un designer dovrebbe sempre rappresentare all’interno dei propri lavori quello che è, la sua persona, le sue sensazioni, anche la sua visione, gusti personali, ma non renderla una cosa propria ma una cosa che sia percepibile da qualunque persona, amico, conoscente.

Quale consiglio daresti a chi ancora deve affrontare questo percorso?

Il primo consiglio che mi viene da dare a un ipotetico studente al terzo anno è capire già prima del terzo anno, diciamo, la persona che si è realmente, senza andare a interpretare un percorso che sia forzato, perché alla fine dei conti si potrebbe intraprendere anche un percorso di tesi che potenzialmente potrebbe essere strafigo, però se non c’è un qualcosa di tuo all’interno, che possono essere sensazioni o comunque gusto artistico, penso che una persona che poi andrà a osservare quello che è il tuo lavoro non riuscirà mai a percepire quella che è la tua persona, più che altro.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto di frequentare lo IAAD. di Torino perché già dalla fine delle superiori avevo intenzione di fare esperienze nuove: trasferirmi in una città e soprattutto avere a che fare con persone nuove.

Prima di scegliere lo IAAD. mi ero confrontato con alcuni miei amici che hanno frequentato lo IAAD. ma in percorsi di studi differenti: mi sono fatto influenzare da quelle che sono state le loro sensazioni e il loro percorso di studi e soprattutto dal come mi è stato raccontato il vivere a Torino.

Perché il corso in Textile & Fashion design?

Ho scelto il dipartimento di Textile perché già dai 14 forse 15 anni vestirsi per me è sempre stato un tramite per rappresentare quella che è la tua personalità, o comunque le tue sensazioni, gusti artistici, anche a livello musicale: già dal secondo, terzo anno di liceo ho iniziato ad interessarmi a quelli che sono stati e sono alcuni dei designer che ho come punti di riferimento.

Questa passione è sempre andata crescendo fino ad arrivare alla fine del liceo dove avevo già ben in mente quelle che potenzialmente erano le mie passioni, e ho visto nel dipartimento di Textile una possibilità per esternare quelle che erano, quelle che sono le mie passioni, gusti artistici.

La tua definizione di successo?

Penso che il successo sia una sensazione che ognuno di noi prova.

Subito dopo aver finito un progetto raggiungi questo goal quando, so che potrei sembrare assillante, però quando riesci a mettere il 100% della tua persona all’interno di un progetto, e soprattutto quando lo vai a esporre e vedi che magari le persone si sentono coinvolte e reagiscono alla tua stessa maniera, perché il successo non è una cosa che si prova singolarmente ma è una sensazione che si prova anche dal coinvolgimento di altre persone: accomunare le sensazioni di tutti.

IAAD. in una parola

Costruttivo.

Come immagini il tuo futuro professionale?

A livello professionale spero di vedermi nell’arco di un paio di anni come direttore artistico perché ho intrapreso questo percorso di Fashion design per cercare di esternare qualunque aspetto artistico che riguarda la mia personalità.

Diciamo che uno dei punti che mi sono prefissato prima di iniziare la triennale è stato quello di diventare alla fine dei tre anni un vero e proprio designer, perché designer significa, per quello che penso, essere aperto e avere curiosità nei confronti di qualunque ambito artistico, perché penso che un designer odierno e moderno debba avere a che fare con qualunque ambiente.
Può centrare con magari quello che è l’interior design, con la parte di comunicazione, la parte grafica, quindi spero di svilupparmi e crescere come art director, avendo modo di lavorare in più campi possibile.

Ciao a tutti: è stato un piacere parlare con questa videocamera!
Spero che il vostro percorso in IAAD. sia divertente come il mio.


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