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Scopri il progetto di tesi in Digital Communication Design di Vilma Bengaj in collaborazione con Ogilvy

THESIS PROJECTS

“A Ticket for Peace”, la tesi in Digital Communication design in collaborazione con Ogilvy

Il progetto è un’iniziativa di comunicazione digitale che risponde al desiderio dei giovani italiani di esperienze autentiche in prima persona, soprattutto dopo la pandemia e conflitti globali.

Grazie al concept “Vedere la pace attraverso la musica e le immagini” canalizza la passione per la musica dal vivo in un sostegno concreto per Emergency. In collaborazione con DICE, si mira a legare il pubblico alle cause umanitarie attraverso un’esperienza coinvolgente che utilizza la musica come veicolo per la pace.

Il progetto è un’iniziativa di comunicazione digitale che risponde al desiderio dei giovani italiani di esperienze autentiche in prima persona, soprattutto dopo la pandemia e conflitti globali.

Grazie al concept “Vedere la pace attraverso la musica e le immagini” canalizza la passione per la musica dal vivo in un sostegno concreto per Emergency. In collaborazione con DICE, si mira a legare il pubblico alle cause umanitarie attraverso un’esperienza coinvolgente che utilizza la musica come veicolo per la pace.

Leggi la trascrizione dell’intervista di Vilma Bengaj

con il suo progetto di tesi in Digital Communication design

Ciao a tutte, ciao a tutti: sono Vilma Bengaj e ho frequentato il corso di Digital Communication design presso IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto si chiama “A Ticket for Peace”: si tratta di una campagna di comunicazione digitale che ho realizzato in collaborazione con l’agenzia Ogilvy.

Lo scopo della campagna era quello di incentivare le donazioni da parte degli italiani a favore dell’associazione umanitaria Emergency: lo scopo principale di questo progetto era far sì che i giovani della Generazione Z e i Millennial potessero essere intercettati attraverso un touch point di loro interesse, e quindi la musica dal vivo, e attraverso questo modo potessero, diciamo, vivere esperienze reali in prima persona, esperienze sociali in prima persona, potessero allo stesso tempo vedere l’effetto tangibile delle proprie donazioni soprattutto in seguito alla pandemia e ai recenti conflitti globali che ci sono stati.

Il modo, poi, in cui abbiamo deciso di sviluppare il progetto è stato molto stimolante: abbiamo creato un business model in cui abbiamo studiato una collaborazione tra Emergency e l’applicazione di ticketing DICE e poi abbiamo sfruttato nuovi strumenti digitali, come ad esempio l’intelligenza artificiale, per generare i visual della campagna.

Come sei stata supportata da IAAD.?

IAAD. mi ha supportato con la relatrice interna che mi ha seguito durante tutto il percorso, durante tutto il progetto, e soprattutto quando ci stavano dei momenti da sbloccare e a cavallo, magari, tra la fase iniziale di analisi e la parte creativa: in quel momento è stato, diciamo, decisivo l’aiuto della della mia relatrice interna, Michela Locati.

In realtà diciamo che, essendo un progetto sociale, lei mi ha aiutato, dato che comunque è il suo, mi ha aiutato dall’inizio alla fine ad immergermi in questo mondo che non conoscevo appieno.

Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

Il momento più difficile in IAAD. è stato sicuramente il mio progetto di tesi.

IAAD. mi ha aiutato, come dicevo prima: la mia relatrice interna mi ha supportato dall’inizio alla fine e soprattutto anche i miei compagni di gruppo, di corso; senza di loro non ce l’avrei mai fatta perché, appunto, c’è stato un periodo in cui ci siamo supportati a vicenda per i vari progetti.

Soprattutto, grazie a IAAD. ho conosciuto anche una bellissima realtà che è Hello Tomorrow, l’agenzia in cui appunto lavora Michela Locati e che allo stesso tempo, diciamo, mi ha immersa nel mondo del sociale.

Perché hai scelto IAAD.?

Perché l’ho scelta? In realtà grazie al passaparola: conoscevo un ragazzo che lo frequentava e poi per amicizie in comune mi sono fatta un po’ raccontare com’era come realtà.

Io sapevo che mi piaceva comunicare, il mondo della comunicazione era qualcosa a cui volevo poter attingere, a cui poter avvicinarmi, e IAAD., a differenza di altre realtà, mi dava la possibilità di farlo in maniera pratica, quindi senza focalizzarmi esclusivamente su un approccio più teorico, ma imparare facendolo, semplicemente, quindi ho deciso di iscrivermi per questo motivo.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Penso non sarebbe stato lo stesso se non avessi incontrato un gruppo di persone che poi alla fine sono diventati i miei amici: sicuramente non sarebbe stato lo stesso.

Poi anche il terzo anno, che è stato quello in cui penso di essere cresciuta di più grazie anche a tutte le sfide affrontate, quindi sia lo stage, sia la tesi individuale, sia il percorso di tesi di gruppo.
Affrontare queste sfide insieme a qualcuno è stato sicuramente divertente e, quindi, diciamo che la fatica non si è sentita così tanto.

Se dovessi dare un consiglio ai ragazzi e le ragazze di IAAD. direi sicuramente di impegnarsi al massimo e di farlo comunque allo stesso tempo divertendosi, e di trovarsi un gruppo di amici o qualcuno con cui scambiare idee, perché alla fine è quello che ti aiuta di più: soprattutto i progetti, anche i migliori che mi rendo conto che ho realizzato, sono quelli che hanno subito comunque delle influenze da altre persone che stimo a livello proprio lavorativo e personale, quindi augurerei questo.

Ciao a tutte, ciao a tutti!


Scopri gli altri Progetti di Tesi in design degli/delle studentə IAAD.

Edoardo Presutti, alumnus del corso IAAD. in Interior design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Pocket House: la tesi in Interior design con RingosAround

L’obiettivo principale del progetto di Edoardo Presutti è stato ridefinire il concetto tradizionale di abitazione, passando, quindi, dalla staticità alla mobilità, racchiudendo in un’unica piccola soluzione tutte le aree essenziali per vivere, ma installabile su furgone.

Grazie all’utilizzo di materiali sostenibili, tecnologie avanzate per efficienza energetica e isolamento termico, il lavoro si presenta molto innovativo e all’avanguardia.

L’obiettivo principale del progetto di Edoardo Presutti è stato ridefinire il concetto tradizionale di abitazione, passando, quindi, dalla staticità alla mobilità, racchiudendo in un’unica piccola soluzione tutte le aree essenziali per vivere, ma installabile su furgone.

Grazie all’utilizzo di materiali sostenibili, tecnologie avanzate per efficienza energetica e isolamento termico, il lavoro si presenta molto innovativo e all’avanguardia.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Edoardo Presutti

con il suo progetto di tesi in Interior design

Sono Edoardo Presutti e ho frequentato il corso di Interior design in IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi si intitola Pocket House.

L’idea di progetto nasce dal voler rivoluzionare il concetto base di abitazione, passando da quella che è la staticità di un immobile a quella che potrebbe essere la sua mobilità: la sfida è stata quella di lavorare su spazi minimi, ottimizzandone l’utilizzo degli spazi interni.
L’idea di base consiste nella creazione di un modulo abitativo che può essere adattato ed installato su un furgone autocarro e poi successivamente scaricato, trasformando quindi un mezzo di trasporto in un’abitazione: sono stati utilizzati materiali sostenibili e l’uso di tecnologie avanzate quali l’utilizzo di energie rinnovabili e l’ottimizzazione dell’isolamento termico.

Questo progetto offre un’alternativa innovativa alle tradizionali soluzioni residenziali, aprendo nuove possibilità per chi desidera un’abitazione compatta, sostenibile e versatile.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Ho collaborato con i ragazzi di RingosAround: due ragazzi molto giovani di Torino e li ho trovati navigando su Instagram.
Loro si occupano proprio di camperizzazione di van e di creazione di cellule abitative da adattare poi a furgoni autocarri.

È stato fondamentale il rapporto con il mio relatore interno: io ho collaborato con Alberto Nada.
Ci siamo confrontati numerose volte e le revisioni sono state formative: grazie ai suoi consigli e alle sue capacità nell’ambito della sostenibilità siamo riusciti ad arrivare ad un prodotto di cui vado fiero.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché volevo interfacciarmi con dei professionisti e riguardando all’Edoardo di 3 anni fa devo dire che mi vedo cambiato e formato, soprattutto grazie ai docenti ma anche grazie ai compagni che ho avuto durante questo viaggio.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

La cosa più bella che ho fatto in IAAD. è stato di sicuro ritrovarmi in terrazza con sia i compagni di corso che anche con compagni non del mio corso per avere discussioni su quelli che possono essere consigli su progetti e quant’altro.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Sì, lo consiglio anche a chiunque si voglia interfacciare in questo percorso.
Di sicuro durante i 3 anni avrai la possibilità di confrontarti con docenti super professionisti in ciò che fanno: ti passeranno passeranno molte emozioni e quello che ti porterai a casa sarà un bel bagaglio culturale.

Mando un saluto ai miei ex compagni di corso e a tutti i ragazzi che si sono iscritti e che si vorranno iscrivere in IAAD.
E auguro i migliori 3 anni di sempre.

Ciao!


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Kelly Ehigiator, alumna del corso IAAD. in Interior design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Un progetto di tesi in Interior design per Casa Giglio

Il progetto nasce per ristrutturare la sede dell’associazione che supporta le famiglie dei bambini ospedalizzati a Torino.

La soluzione proposta da Kelly Ehigiator, studentessa del corso in Interior Design, prevede la ristrutturazione della residenza, mantenendo intatti i muri e le parti strutturali, ma riconfigurando gli spazi per renderli più funzionali e accoglienti.

Il progetto nasce per ristrutturare la sede dell’associazione che supporta le famiglie dei bambini ospedalizzati a Torino.

La soluzione proposta da Kelly Ehigiator, studentessa del corso in Interior Design, prevede la ristrutturazione della residenza, mantenendo intatti i muri e le parti strutturali, ma riconfigurando gli spazi per renderli più funzionali e accoglienti.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Kelly Ehigiator

con il suo progetto di tesi in Interior design

Ciao, io mi chiamo Kelly, ho 23 anni e ho fatto Interior design allo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto si intitola “Arcobaleno”.
Arcobaleno perché l’arcobaleno è un simbolo di forza e di unione, e anche perché è un po’ un gioco di parole, dal momento in cui nel mio progetto si presentano tanti archi, quindi Arcobaleno.

Il mio progetto di tesi è in collaborazione con Casa Giglio.
Casa Giglio è innanzitutto una casa ma anche un’organizzazione di volontariato: questa casa è uno spazio di 800 mq che si trova in via Cappel Verde 2 a Torino e ospita famiglie con bambini ospedalizzati, e, diciamo, che dà un vero e proprio aiuto a tutte quelle famiglie che, oltre a preoccuparsi del problema del bambino e quindi anche della sua malattia, non deve poi preoccuparsi anche del problema economico dell’alloggio.

Il mio progetto stava nel rifare alcuni locali tra cui la lavanderia e la sala giochi, lo spazio dedicato ai bambini per giocare, studiare e divertirsi all’interno.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Il mio relatore interno è stato Mauro Bimbi ed è stato veramente prezioso perché molto molto paziente, soprattutto perché io tiravo fuori idee ogni volta che lo sentivo: tiravo fuori nuove idee diverse e lui le ha ascoltate tutte e mi ha aiutato anche a capire meglio quale sia l’idea migliore per il mio progetto di tesi, anche perché quello che volevo creare non era solo uno spazio bello ma uno spazio in cui i bambini potessero sentirsi parte di qualcosa, potessero evadere da quella che è la loro situazione personale.

Volevo creare uno spazio in cui i bambini potessero sentirsi a proprio agio con tanti giochi cognitivi, il che non li fa differenziare da quello che è uno spazio in cui i bambini giocano con i giochi più tradizionali: uno spazio in cui non dovessero sentirsi esclusi ma tutti quanti inclusi nonostante le differenze, nonostante la loro problematica.

Com’è nata l’idea e cosa ti ha ispirato?

Allora, questa idea è nata un po’ dall’osservazione della casa in sé: tutta l’ala sud della casa aveva delle grandi arcate molto belle e quindi ho pensato di fare all’interno del mio progetto, di riposizionare tanti archi, e da qui anche un po’ l’ironia, se si può dire così, nel nome del mio progetto, che si chiama arcobaleno.

Arcobaleno perché un po’ proviene dal fatto che ho messo gli archi e anche perché l’arcobaleno è simbolo di forza, è simbolo di unione, che sono due aggettivi molto importanti per Casa Giglio.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché è stato dopo, vabbè, un periodo in cui ho fatto un sacco di ricerca eccetera…

Era una delle poche scuole che permetteva di fare solo Interior design e non Architettura più Master più Magistrale bla bla bla bla bla…
Questa è la principale motivazione: poi anche perché per tutta la mia vita, fin da quando ero piccola, ho sempre voluto progettare, cioè creavo sempre gli spazi intorno a me, cioè ingenuamente, se si può dire così, ho creato pure un mio mondo che si chiama Kellandia, tutto progettato secondo i miei canoni, quindi sì, ho sempre voluto progettare, capire gli spazi e vedere gli spazi con i miei occhi.

Come hai superato la sfida più difficile che il percorso in IAAD. ti ha presentato?

Una cosa che mi piacerebbe dire tanto è il fatto che sono felice, sono un po’ grata a IAAD. perché, nonostante all’inizio magari mi sentivo un po’ fuori posto, vedevo tutte le persone diverse da me, frequentando il mio corso, comunque, frequentando questi anni mi sono accorta che anche le persone degli altri corsi e tutte le altre persone erano effettivamente come me, cioè tutti con i loro sogni e le loro paure, e questo mi ha aiutato a riscoprire me stessa.

Si può dire così, infatti: rispetto a 3 anni fa sono totalmente un’altra persona.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Sì: se dovessi tornare indietro rifarei lo stesso percorso, perché comunque tutto ciò che mi circonda, cioè, io adoro tutto quello che è interior.

Però, vabbè, facendo lo IAAD. mi sono accorta anche di altre skills, di altre capacità, e anche quello della grafica eccetera, quindi se dovessi tornare indietro, anche un po’ perché sono curiosa, sono andata un po’ a chiedere anche per gli altri corsi, probabilmente farei o comunicazione, quindi Branding e tutto il resto, o siti web in Digital, se dovessi proprio scegliere, sempre qui in IAAD.

Il mio motto è: sii sempre curioso!


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Massimiliano Bruno ci racconta il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

THESIS PROJECTS

Breath: il progetto in Fashion design di Massimiliano Bruno

Il progetto, realizzato in collaborazione con la casa editrice View, prevede la creazione di un magazine che si focalizza sulla ricerca delle tendenze degli sport estremi da montagna, in particolare trail running e ski endurance.

Dopo un’attenta analisi del trend e la nascita del magazine, è stata ideata una capsule collection con 12 outfit per entrambe le categorie, in collaborazione con il brand Manuel Ritz del gruppo Manifattura Paoloni S.P.A.

Il progetto, realizzato in collaborazione con la casa editrice View, prevede la creazione di un magazine che si focalizza sulla ricerca delle tendenze degli sport estremi da montagna, in particolare trail running e ski endurance.

Dopo un’attenta analisi del trend e la nascita del magazine, è stata ideata una capsule collection con 12 outfit per entrambe le categorie, in collaborazione con il brand Manuel Ritz del gruppo Manifattura Paoloni S.P.A.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Massimiliano Bruno

con il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

Sono Massimiliano Bruno, ho frequentato il corso in Textile and Fashion design allo IAAD. di Torino.

Raccontaci il tuo progetto

Come percorso di tesi ho realizzato un book, un editoriale, basandomi sulla tematica degli sport estremi: diciamo che questa tematica è stata portata avanti grazie alla mia passione che ho sviluppato nel corso del tempo per la montagna, che mi ha permesso quindi di realizzare e sviluppare al meglio questo percorso.

Ho sviluppato un editoriale con View Magazine, che è una testata editoriale, appunto, a livello internazionale che ha sede ad Amsterdam e che mi ha permesso, quindi, prima di analizzare nel dettaglio la tematica e poi sviluppare, insieme a una sorta di co-branding con il marchio Manuel Ritz, una capsule collection dedicata alle categorie di trail running e ski endurance, entrambi categorie quindi di resistenza.

I ringraziamenti vanno anche alla mia docente Giuseppina Di Paola che mi ha permesso di realizzare al meglio il percorso, e un ringraziamento anche va a David, appunto, di View Magazine, che mi ha permesso di portare a termine e rendere in maniera più fluida possibile il lavoro.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché sono sempre stato appassionato all’ambito del design e in particolar modo all’ambito del Fashion, e questo mi ha permesso di sviluppare e rendere il mio sogno realtà, perché durante il percorso ho avuto modo di analizzare nel dettaglio tante tematiche e anche argomenti che mi hanno permesso di indirizzarmi verso la mia strada giusta.

Sicuramente IAAD. è un posto che, diciamo, ti permette di incontrare persone e anche fare conoscenze che ti possono cambiare anche la vita, in quanto conosci persone che al tempo stesso diventano dei professionisti, quindi è una realtà che ti aiuta ad ampliare le tue conoscenze e ad esprimerti a 360°.


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Davide Racca ci racconta il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

THESIS PROJECTS

Pneuma: una tesi in Fashion design con Rick Owens

Questo progetto ha come concept principale l’identità e il suo sviluppo e si coronerà con la creazione di un trendbook con conseguente progettazione di una collezione, ispirata alla tripartizione dell’anima di Platone e al mito della biga alata, riflettendo studi psicologici, filosofici, cognitivi e utilizzando gli archetipi di Jung e Hillman.

Questo progetto ha come concept principale l’identità e il suo sviluppo e si coronerà con la creazione di un trendbook con conseguente progettazione di una collezione, ispirata alla tripartizione dell’anima di Platone e al mito della biga alata, riflettendo studi psicologici, filosofici, cognitivi e utilizzando gli archetipi di Jung e Hillman.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Davide Racca

con il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

Sono Davide Racca, ho frequentato il corso di Textile & Fashion design in IAAD. Torino.

Raccontaci il tuo progetto

Il progetto tratta il tema dell’identità: per svilupparlo son partito da una base mitologica, ovvero il mito della biga alata di Platone.

Partendo da questo fondamento ho poi condotto attraverso la ricerca tendenze il progetto fino alla sua realizzazione, e l’ho strutturato appunto nelle tre parti secondo le quali Platone ha diviso l’anima, e ciascuna di queste parti è rappresentata da un look composto a sua volta da vari pezzi.

La prima fase rappresenta l’aspetto più materiale della vita, quindi un attaccamento morboso a tutto ciò che è frivolo e di apparente valore nell’esistenza, dopodiché si passa per una seconda fase che va a destabilizzare questo equilibrio precario fino arrivare a una terza fase in cui eleva il soggetto in una dimensione spirituale più alta, poiché raggiunge uno stato di autoaffermazione.

Pneuma è un progetto autobiografico perché riprende appunto le tre fasi del mito di Platone e le utilizza per riflettere quello che è stato il mio percorso antecedentemente alla ripresa degli studi, fino poi ad arrivare alla sintesi con la realizzazione della tesi in collaborazione con questa azienda.

Collaborare con Rick Owens è stato il coronamento, appunto, di un sogno, ma anche di un obiettivo che mi ha aperto delle ulteriori porte verso il futuro per le quali mai pensavo di poter avere accesso.

Come sei stato supportato da IAAD.?

IAAD. mi ha supportato attraverso la professoressa Giuseppina Di Paola, che è stata la mia relatrice interna, e la quale si è predisposta per, appunto, farmi da tramite dall’inizio con l’azienda committente, per poi introdurmi effettivamente a questa nuova famiglia, diciamo, e ha seguito il progetto fin dall’inizio e ne ha strutturato con me sia la parte di ricerca umanistica, che è scientifica, che la parte di progettazione, design, e scelta dei materiali.

Sei soddisfatto del tuo progetto?

Sì, sono assolutamente soddisfatto del mio percorso, anche perché, avendo puntato un obiettivo fin dall’inizio, mi ha permesso di affrontarlo come se fosse un vero e proprio investimento per il mio futuro, e, appunto, volendo cambiare radicalmente quella che era la mia percezione del mio futuro, gli effort che ho messo nel portare avanti questo progetto hanno permesso alla mia personalità professionale di elevarsi ulteriormente per poi essere ad uno standard adeguato al mondo del lavoro.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché, conoscendo diverse persone che frequentavano e hanno frequentato, ho ricevuto numerosi feedback positivi riguardanti la qualità della docenza e dell’insegnamento, e anche delle opportunità a livello di roster di aziende collaboratrici, e quindi ho deciso appunto di mettere il mio futuro nelle mani di IAAD.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

L’esperienza che mi porto più nel cuore di IAAD. è stato senza dubbio le prime volte in cui sono stato in showroom a Parigi da Rick Owens, appunto, a svolgere lo stage con gli altri miei compagni di corso, e ciò mi ha permesso di convivere con persone che erano sì affini a livello di percorso didattico, ma che poi ho scoperto avere il valore di veri e propri amici, e che quindi mi porterò sicuramente negli anni a venire al di fuori dell’Accademia.

Vorrei fare un incoraggiamento ai nuovi iscritti e dire loro di lasciarsi indietro la vecchia concezione di un percorso che ha a che fare con l’istruzione, ma di affrontare questi tre anni come se fossero la realizzazione della persona che saranno in futuro, perché appunto il design è una cosa che applichi tutti i giorni e che non ti togli come un abito arrivato a fine giornata dopo lavoro: è una cosa che ti porti dentro nel weekend e per sempre fino alla fine.

Ciao!


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Elisa Brumat ci racconta il suo progetto di tesi in Communication design

THESIS PROJECTS

Listo: progetto di tesi in Communication design con Coop Alleanza 3.0

Essere una studentessa fuorisede è un’esperienza che ha vissuto in prima persona ed è per questo che la nostra alumna Elisa Brumat ha realizzato la sua Tesi individuale in Communication Design collaborazione con Coop Alleanza 3.0 per aiutare tutti gli studenti e studentesse universitarie a gestire al meglio le faccende di casa, soprattutto in cucina, per farli sentire a casa, anche quando la casa non è più quella di prima.

Essere una studentessa fuorisede è un’esperienza che ha vissuto in prima persona ed è per questo che la nostra alumna Elisa Brumat ha realizzato la sua Tesi individuale in Communication Design collaborazione con Coop Alleanza 3.0 per aiutare tutti gli studenti e studentesse universitarie a gestire al meglio le faccende di casa, soprattutto in cucina, per farli sentire a casa, anche quando la casa non è più quella di prima.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Elisa Brumat

con il suo progetto di tesi in Communication design

Ciao, sono Elisa Brumat e ho frequentato il corso di Communication design.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi si chiama Listo.

Si tratta di un’applicazione pensata per studenti fuori sede che ha lo scopo di migliorare tutta quella che è la gestione in cucina, a partire dalla spesa fino alla gestione della dispensa e alla preparazione di vari pasti per, appunto, gli studenti fuori sede.

Questo perché io sono una studentessa fuori sede, lo sono stata per tutti gli anni dell’università, e quindi era di base un problema che mi portavo dietro: di conseguenza, ho deciso di sviluppare questa applicazione sia a livello di interfaccia visiva, quindi ho sviluppato quello che è il sistema visivo, e dopo un’analisi ovviamente del target, dei competitor, per poi arrivare a sviluppare tutta un’analisi UX/UI di quella che è l’applicazione effettiva, facendo anche dei test sul target e poi sviluppando in contemporanea un progetto di comunicazione, una campagna copy per poter, insomma, parlare del mio progetto e riuscire a comunicarlo al meglio.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Il mio progetto si svolge in collaborazione con Coop Alleanza 3.0: Coop perché, intanto, è una cooperativa che comprende una catena di supermercati, quindi ho pensato fosse il partner ideale per quello che io andavo a comunicare con la mia applicazione.
In secondo luogo perché è una cooperativa che è molto attaccata a quello che è il tema dell’intergenererazionalità, e soprattutto ha un interesse vivo per quello che era il target del mio progetto, quindi nei confronti degli studenti fuori sede.

La mia relatrice esterna con Coop mi ha aiutato tantissimo sia dalle prime fasi del progetto sia fino alla fine dello sviluppo completo; in particolare anche il mio relatore interno, Claudio Caciagli, è stato assolutamente di grande aiuto nello sviluppo intero perché mi ha seguito, insomma, passo passo durante le varie fasi ed è stato assolutamente di supporto.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

Intanto grazie a IAAD. io ho cambiato un po’ la mia prospettiva sulla vita: è una cosa grande da dire però è vera.

Sono entrata che avevo certi tipi di schemi mentali e sono uscita con tutta un’altra visione del mondo, e in positivo ovviamente, e all’interno di IAAD. ho incontrato anche delle persone super stupende, dei grandi amici che ho tutt’ora e che spero di avere poi per tutta la vita, perché sono stati tre anni incredibili anche grazie a loro.

Perché hai scelto IAAD.?

Allora, l’ho scelto in un periodo della mia vita in cui non sapevo qual era la mia strada, quindi cercavo risposte e la prima risposta l’ho trovata lì: quindi ho guardato quello che era il percorso di studi, mi sono informata e ho capito che lì poteva esserci veramente quello che volevo fare, e poi dopo ho scoperto che avevo fatto la scelta giusta.


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Lucia Giusti, alumna del corso IAAD. in Interior design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Pitture di luce: la tesi in Interior design di Lucia Giusti

Focus principale del suo progetto riguarda il ruolo che possono avere le antiche architetture nel mondo contemporaneo.

L’obiettivo è trasformare il preesistente priorato medievale di Kells in Irlanda, ora in rovina a causa di incendi, in un sito dedicato alla cultura contemporanea, stimolando la curiosità e l’ispirazione dei visitatori al di là delle barriere religiose, mantenendo l’aura enigmatica tipica del gotico medievale.

Focus principale del suo progetto riguarda il ruolo che possono avere le antiche architetture nel mondo contemporaneo.

L’obiettivo è trasformare il preesistente priorato medievale di Kells in Irlanda, ora in rovina a causa di incendi, in un sito dedicato alla cultura contemporanea, stimolando la curiosità e l’ispirazione dei visitatori al di là delle barriere religiose, mantenendo l’aura enigmatica tipica del gotico medievale.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Lucia Giusti

con il suo progetto di tesi in Interior design

Ciao a tutti!
Sono Lucia Giusti, ho 23 anni e ho frequentato il corso di interior design in IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

L’idea del mio progetto di tesi nasce dalla volontà di unire la conclusione di un percorso con uno slancio già verso quello che mi avrebbe aspettato dopo: per questo, infatti, ho scelto di partecipare ad un concorso internazionale di architettura, percorso che mi permetteva di indagare un tema che mi ispira molto, che è il tema delle rovine, il tema dell’antico, in particolare un antico che può essere rivisto sotto un linguaggio nuovo, sotto altri punti di vista.

Infatti in questo in questo percorso veniva richiesto ai partecipanti di ripensare un antico Priorato situato in Irlanda come luogo per ospitare la cultura contemporanea, e quindi io, insomma, ho sviluppato un po’ il mio concetto di stratificazione del tempo, che poteva diventare anche una stratificazione architettonica, e quindi la nuova costruzione che ho inserito diventava come una stratificazione anche storica del tempo di quel luogo, appunto.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Nello sviluppo del mio progetto sono stata aiutata dal mio professore Thomas Ghisellini, che mi ha aiutato a riconoscere e ad interfacciarmi anche con i limiti che devono essere quelli di una costruzione che si va ad inserire su una preesistenza, e anche grazie all’aiuto del relatore esterno, che mi ha aiutato soprattutto a livello pratico anche ad interfacciarmi col mondo esterno, il mondo appunto delle competizioni internazionali.

Ringrazio entrambi, appunto, per la passione e per la concretezza del lavoro che mi hanno dato.

Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

La prima parola che mi viene in mente è la parola insieme perché, appunto, non c’è stato mai un momento in cui io non sia riuscita a trovare un confronto, un supporto con i miei compagni, con i professori, ma anche con la segreteria a livello molto pratico.

In particolare ho capito che dei momenti difficili, appunto, in università, come anche nella vita di tutti i giorni, in realtà dai momenti difficili la cosa che rimane non è tanto la difficoltà che ho provato in quel momento, ma il modo e le persone con cui, insomma, l’ho affrontato, quindi questo mi è rimasto di IAAD. e dell’esperienza che ho fatto in questa università.


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Giancarlo Del Mundo, alumnus IAAD. del corso in Innovation design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Prossimità e cura: una tesi in Innovation design

“La Prossimità come metodo per costruire una comunità di cura”: questo il titolo della tesi individuale in Innovation design per l’impresa, la cultura e il sociale che Giancarlo Del Mundo ha realizzato in collaborazione con la Casa del Quartiere San Salvario.

L’analisi condotta dal nostro alumnus si concentra sulla prossimità all’interno della Casa del Quartiere di San Salvario, già fortemente conosciuta per le sue attività,ma con l’obiettivo di potenziarla creando un sistema di prossimità tra i residenti.

“La Prossimità come metodo per costruire una comunità di cura”: questo il titolo della tesi individuale in Innovation design per l’impresa, la cultura e il sociale che Giancarlo Del Mundo ha realizzato in collaborazione con la Casa del Quartiere San Salvario.

L’analisi condotta dal nostro alumnus si concentra sulla prossimità all’interno della Casa del Quartiere di San Salvario, già fortemente conosciuta per le sue attività,ma con l’obiettivo di potenziarla creando un sistema di prossimità tra i residenti.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Giancarlo Del Mundo

con il suo progetto di tesi in Innovation design

Ciao, mi chiamo Giancarlo Del Mundo e ho frequentato il corso di Innovation design.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto affronta la prossimità come strumento di progettazione per stimolare nuove interazioni e nuovi incontri da persone all’interno di una città.

Ho analizzato la città di Torino come possibile città di 15 minuti, ovvero una città che riesce a essere facilmente accessibile, raggiungendo ogni possibile servizio e attività quotidiana entro 15 minuti a piedi o in bici.
Ho preso come punto di ispirazione, come oggetto di studio, la città di Torino perché ha una enorme possibilità e in quanto è stata nominato come capitale dell’Innovazione Sociale, e ho analizzato, ho effettuato questo studio con l’aiuto di un libro: “Abitare la prossimità” di Ezio Manzini.
Il libro mi ha insegnato tutta la teoria della prossimità, illustrando casi reali e anche tutti i benefici che si possono ottenere attraverso la città di 15 minuti.

Abbiamo avuto come azienda partner La casa del quartiere di San Salvario, grazie all’aiuto del relatore interno, Fabrizio Barbiero, poiché la casa del quartiere di San Salvario mette a disposizione degli spazi a servizio dell’intero quartiere, creando una comunità solida e coesa.

Com’è nata l’idea e cosa ti ha ispirato?

È stato molto difficile trovare l’idea per questo progetto: l’Innovation design tratta tantissimi argomenti, e tra questi argomenti mi è molto caro l’argomento della comunità.

La comunità è un argomento che abbiamo trattato molto spesso in classe, e l’aspetto sociale mi è molto a cuore, ed è per questo che ho dedicato la mia tesi ad affrontare questo ambito di studi e cercare un modo per migliorare questa parte di studio che è ancora incoltivata.

Come sei stato supportato da IAAD.?

È stato di grandissimo aiuto il relatore interno, Fabrizio Barbiero, che mi ha messo in contatto con la il relatore esterno, La casa del quartiere di San Salvario: mi è stato accanto per tutto il processo di tesi, curando dal punto di vista di contenuto e formale tutto il mio elaborato.

Ringrazio anche il professor Fattibene per averlo sostituito, perché è stato malato il professor Barbiero.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Personalmente sì: è stato un percorso veramente peculiare e che mi ha cambiato a livello personale.

Tutti noi di Innovation design siamo usciti molto cambiati da questo percorso, e soprattutto ho incontrato dei professori che sono stati veramente molto capaci e molto competenti, e che resteranno sempre in me in ambito professionale.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché volevo creare qualcosa, perché volevo uscire dagli schemi: potevo scegliere ingegneria, economia, ma erano dei percorsi di studi veramente classici, ma volevo realizzare qualcosa e lo IAAD. era il giusto posto per farlo.

Non volevo rimanere nella parte nozionistica ma volevo mettere in pratica, concretizzare, tutto ciò che avevo in testa, e Social Innovation design, come anche lo IAAD. mi permetteva di farlo.


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Roberto Eula, alumnus IAAD. del corso in Transportation design, ci racconta il suo progetto di tesi con Suzuki Italia

THESIS PROJECTS

Suzuki Machi, la tesi in Transportation design di Roberto Eula

Roberto Eula, alumnus IAAD. in Transportation design, ci racconta in questa breve intervista com’è nata la sua idea per il suo progetto di tesi in collaborazione con Suzuki Italia.

L’idea principale ruota attorno all’evoluzione dell’automobile urbana, presentando un layout interno per quattro sedute, mentre all’esterno si manifesta come un veicolo compatto e versatile. L’obiettivo centrale consiste nel creare per l’utente designato uno spazio personale intermedio tra la sfera privata e quella pubblica.

Roberto Eula, alumnus IAAD. in Transportation design, ci racconta in questa breve intervista com’è nata la sua idea per il suo progetto di tesi in collaborazione con Suzuki Italia.

L’idea principale ruota attorno all’evoluzione dell’automobile urbana, presentando un layout interno per quattro sedute, mentre all’esterno si manifesta come un veicolo compatto e versatile. L’obiettivo centrale consiste nel creare per l’utente designato uno spazio personale intermedio tra la sfera privata e quella pubblica.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Roberto Eula

con il suo progetto di tesi in Transportation design

Ciao, sono Roberto, ho svolto la tesi con Suzuki Italia e vi racconto brevemente di cosa mi sono occupato in questi ultimi tre mesi.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi, in realtà, è nato un po’ dal fatto che mia madre avesse una Suzuki.

Diciamo che è stato, io un po’ brancolavo un po’ nel buio, non sapevo tanto dove andare a fare la tesi, soprattutto all’inizio del terzo anno, e quindi così, anche un po’ per gioco, ho provato a contattare qualche designer all’interno del Centro Stile qui vicino a Torino, e alla fine si sono resi disponibili.

È stata veramente una grandissima occasione, una grande esperienza sia per crescere dal punto di vista professionale ma anche per trovare una mia strada in quello che sarebbe stato poi anche il dopo del mio progetto di tesi.

L’idea in realtà, abbastanza semplice, era molto in linea con quello che è il brand per cui ho svolto il progetto, quindi molto incentrato sulla persona, molto antropocentrico, diciamo, e quindi ho voluto di fatto portare un veicolo futuristico ma al tempo stesso che fosse coerente con le necessità che ci sono ancora già oggi, e che cominciamo a vedere già adesso nei contesti urbani.

Il risultato mi rimarrà sempre dentro, sicuramente, anche se adesso ci sarebbero già mille cose da cambiare: sarà per sempre, comunque, un grande progetto, anche col passare del tempo.

Come hai superato la sfida più difficile che il percorso in IAAD. ti ha presentato?

Per gli studenti del mio anno non è stato facile, soprattutto all’inizio, perché abbiamo iniziato in una pandemia globale con molte lezioni in remoto, quando l’approccio pratico che dovevamo apprendere necessitava anche di un rapporto umano, che per fortuna abbiamo potuto avere nell’arco del secondo e del terzo anno.

Sono sicuro che questa sia stata anche la sfida più difficile per noi, soprattutto iniziare in un contesto che sembrava andarci contro, e invece sono sicuro che tutta la mia sezione sia poi riuscita a uscirne bene e a completare in modo grandioso il proprio percorso.


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Alicja Borysewicz ci racconta il suo progetto di tesi in Communication design

THESIS PROJECTS

Progetto di tesi in Communication design: OPINIA, la piattaforma per chi vive fuori sede e vuole risparmiare

Il progetto nasce dal bisogno che studenti e lavoratori hanno quando devono gestire un budget limitato e non vogliono rinunciare a cose semplici come una cena fuori il sabato sera.

In questa intervista Alicja, alumna IAAD. in Communication design, ci racconta il suo progetto di tesi individuale che vuole porre rimedio a questo problema.

Il progetto nasce dal bisogno che studenti e lavoratori hanno quando devono gestire un budget limitato e non vogliono rinunciare a cose semplici come una cena fuori il sabato sera.

In questa intervista Alicja, alumna IAAD. in Communication design, ci racconta il suo progetto di tesi individuale che vuole porre rimedio a questo problema.

Leggi la trascrizione dell’intervista ad Alicja Borysewicz

con il suo progetto di tesi in Communication design

Mi chiamo Alicja Borysewicz: ho frequentato il corso di Communication design.

Il mio progetto di tesi nasce da una mia grande passione, che è quella per la cucina, e una necessità che ho sentito da parte del target di riferimento, nonché gli universitari: il mio progetto si compone di un’applicazione di recensioni per bar e ristoranti per studenti universitari, quindi un target che va dai 19 circa fino ai 26-27 anni.

Questa idea nasce dal fatto che durante il percorso di studi, o confrontandomi anche con quelli che erano i miei compagni o i miei conoscenti, c’è proprio una mancanza da parte di questo mercato di considerazione di generazioni un pochettino più giovani: i parametri sono calcolati su statistiche e su un potere d’acquisto di persone che hanno un lavoro o hanno una retribuzione già consolidata, non tenendo conto di quelle che possono essere le necessità di uno studente, che ha un budget limitato nel corso del suo percorso di studi.

Il progetto è stato svolto in collaborazione con un’agenzia di nome Deep Cube, ed è un’agenzia che si occupa, appunto, di sviluppo di piattaforme come siti o applicazioni, dalla quale io ho avuto un supporto sotto il punto di vista di sviluppo effettivo dell’applicazione stessa, che è già un’applicazione quasi pronta al lancio, proprio perché è un’idea che io sto cercando di portare avanti e di sviluppare effettivamente.

Il mio progetto di tesi è stato svolto con la professoressa Pederiva, che è stata il mio mentore in questo percorso, ed è stata una luce che mi ha accompagnato in questi 3 anni e mi ha permesso di riuscire a sviluppare una tesi che mi rispecchiasse al 100% e che anche a distanza di mesi reputo mia, veramente personale, ed è un progetto in cui credo seriamente.

Perché hai scelto IAAD.?

Allora, io ho scelto IAAD. perché, dopo un percorso precedente, sentivo proprio la necessità di trovare una mia dimensione, una dimensione in cui potevo esprimere la mia creatività.

IAAD. è stato di supporto sotto questo punto di vista perché mi ha permesso di riuscire a scoprire dei talenti nascosti, se così possiamo definirli, e mi ha permesso di esprimere quella che era la mia creatività, che all’interno di un Istituto come questo è diversa per ogni studente.
IAAD. è stato un percorso che mi ha permesso di conoscere tantissime persone che sono tutt’ora nella mia vita, e solo dopo averla finita, forse, in questo momento in cui sto lavorando, mi sono resa conto che tutta la formazione avuta all’interno dell’Istituto serve: usciamo da questa università con delle capacità, anche se non al 100% formate, che però ci permettono di non dire di no se ci viene proposto un qualcosa da fare che magari non è di nostra competenza, o non siamo stati assunti per fare quel determinato lavoro; quindi un aspetto secondo me ottimo e positivissimo che io ho recepito da parte di IAAD. è proprio il fatto della molteplicità di discipline che vengono insegnate all’interno dell’Istituto, che però permettono di riuscire a, come accennavo prima, non dire di no davanti a delle nuove sfide, di poter apprendere, di avere già una buona base di partenza per ogni attività svolta esternamente.
Ovviamente parlo di competenze inerenti, nel mio caso, a grafica piuttosto che strategia piuttosto che, magari, di direzione artistica, di ideazione e creatività: anche lo sviluppo proprio della mente creativa è un aspetto che deve essere sviluppato, ma ci hanno insegnato anche ad avere coscienza che non si può essere creativi ogni giorno, e serve cercarla e costruirla anche magari dietro a delle cose che non c’entrano niente con con il mettersi davanti al computer e dire “ok, oggi devo essere creativo”.
Quindi questi secondo me sono gli aspetti più importanti, e questi sono aspetti che però si notano poi sul campo, una volta usciti.

Effettivamente da un Istituto, magari durante il percorso alcune cose possono sembrare banali, mentre in realtà una volta usciti da qui ci si rende conto che veramente abbiamo delle competenze che in 3 anni è difficile ottenere.


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