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Lucia Giusti, alumna del corso IAAD. in Interior design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Pitture di luce: la tesi in Interior design di Lucia Giusti

Focus principale del suo progetto riguarda il ruolo che possono avere le antiche architetture nel mondo contemporaneo.

L’obiettivo è trasformare il preesistente priorato medievale di Kells in Irlanda, ora in rovina a causa di incendi, in un sito dedicato alla cultura contemporanea, stimolando la curiosità e l’ispirazione dei visitatori al di là delle barriere religiose, mantenendo l’aura enigmatica tipica del gotico medievale.

Focus principale del suo progetto riguarda il ruolo che possono avere le antiche architetture nel mondo contemporaneo.

L’obiettivo è trasformare il preesistente priorato medievale di Kells in Irlanda, ora in rovina a causa di incendi, in un sito dedicato alla cultura contemporanea, stimolando la curiosità e l’ispirazione dei visitatori al di là delle barriere religiose, mantenendo l’aura enigmatica tipica del gotico medievale.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Lucia Giusti

con il suo progetto di tesi in Interior design

Ciao a tutti!
Sono Lucia Giusti, ho 23 anni e ho frequentato il corso di interior design in IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

L’idea del mio progetto di tesi nasce dalla volontà di unire la conclusione di un percorso con uno slancio già verso quello che mi avrebbe aspettato dopo: per questo, infatti, ho scelto di partecipare ad un concorso internazionale di architettura, percorso che mi permetteva di indagare un tema che mi ispira molto, che è il tema delle rovine, il tema dell’antico, in particolare un antico che può essere rivisto sotto un linguaggio nuovo, sotto altri punti di vista.

Infatti in questo in questo percorso veniva richiesto ai partecipanti di ripensare un antico Priorato situato in Irlanda come luogo per ospitare la cultura contemporanea, e quindi io, insomma, ho sviluppato un po’ il mio concetto di stratificazione del tempo, che poteva diventare anche una stratificazione architettonica, e quindi la nuova costruzione che ho inserito diventava come una stratificazione anche storica del tempo di quel luogo, appunto.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Nello sviluppo del mio progetto sono stata aiutata dal mio professore Thomas Ghisellini, che mi ha aiutato a riconoscere e ad interfacciarmi anche con i limiti che devono essere quelli di una costruzione che si va ad inserire su una preesistenza, e anche grazie all’aiuto del relatore esterno, che mi ha aiutato soprattutto a livello pratico anche ad interfacciarmi col mondo esterno, il mondo appunto delle competizioni internazionali.

Ringrazio entrambi, appunto, per la passione e per la concretezza del lavoro che mi hanno dato.

Quali difficoltà hai incontrato e come le hai superate?

La prima parola che mi viene in mente è la parola insieme perché, appunto, non c’è stato mai un momento in cui io non sia riuscita a trovare un confronto, un supporto con i miei compagni, con i professori, ma anche con la segreteria a livello molto pratico.

In particolare ho capito che dei momenti difficili, appunto, in università, come anche nella vita di tutti i giorni, in realtà dai momenti difficili la cosa che rimane non è tanto la difficoltà che ho provato in quel momento, ma il modo e le persone con cui, insomma, l’ho affrontato, quindi questo mi è rimasto di IAAD. e dell’esperienza che ho fatto in questa università.


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Giancarlo Del Mundo, alumnus IAAD. del corso in Innovation design, ci racconta il suo progetto di tesi

THESIS PROJECTS

Prossimità e cura: una tesi in Innovation design

“La Prossimità come metodo per costruire una comunità di cura”: questo il titolo della tesi individuale in Innovation design per l’impresa, la cultura e il sociale che Giancarlo Del Mundo ha realizzato in collaborazione con la Casa del Quartiere San Salvario.

L’analisi condotta dal nostro alumnus si concentra sulla prossimità all’interno della Casa del Quartiere di San Salvario, già fortemente conosciuta per le sue attività,ma con l’obiettivo di potenziarla creando un sistema di prossimità tra i residenti.

“La Prossimità come metodo per costruire una comunità di cura”: questo il titolo della tesi individuale in Innovation design per l’impresa, la cultura e il sociale che Giancarlo Del Mundo ha realizzato in collaborazione con la Casa del Quartiere San Salvario.

L’analisi condotta dal nostro alumnus si concentra sulla prossimità all’interno della Casa del Quartiere di San Salvario, già fortemente conosciuta per le sue attività,ma con l’obiettivo di potenziarla creando un sistema di prossimità tra i residenti.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Giancarlo Del Mundo

con il suo progetto di tesi in Innovation design

Ciao, mi chiamo Giancarlo Del Mundo e ho frequentato il corso di Innovation design.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto affronta la prossimità come strumento di progettazione per stimolare nuove interazioni e nuovi incontri da persone all’interno di una città.

Ho analizzato la città di Torino come possibile città di 15 minuti, ovvero una città che riesce a essere facilmente accessibile, raggiungendo ogni possibile servizio e attività quotidiana entro 15 minuti a piedi o in bici.
Ho preso come punto di ispirazione, come oggetto di studio, la città di Torino perché ha una enorme possibilità e in quanto è stata nominato come capitale dell’Innovazione Sociale, e ho analizzato, ho effettuato questo studio con l’aiuto di un libro: “Abitare la prossimità” di Ezio Manzini.
Il libro mi ha insegnato tutta la teoria della prossimità, illustrando casi reali e anche tutti i benefici che si possono ottenere attraverso la città di 15 minuti.

Abbiamo avuto come azienda partner La casa del quartiere di San Salvario, grazie all’aiuto del relatore interno, Fabrizio Barbiero, poiché la casa del quartiere di San Salvario mette a disposizione degli spazi a servizio dell’intero quartiere, creando una comunità solida e coesa.

Com’è nata l’idea e cosa ti ha ispirato?

È stato molto difficile trovare l’idea per questo progetto: l’Innovation design tratta tantissimi argomenti, e tra questi argomenti mi è molto caro l’argomento della comunità.

La comunità è un argomento che abbiamo trattato molto spesso in classe, e l’aspetto sociale mi è molto a cuore, ed è per questo che ho dedicato la mia tesi ad affrontare questo ambito di studi e cercare un modo per migliorare questa parte di studio che è ancora incoltivata.

Come sei stato supportato da IAAD.?

È stato di grandissimo aiuto il relatore interno, Fabrizio Barbiero, che mi ha messo in contatto con la il relatore esterno, La casa del quartiere di San Salvario: mi è stato accanto per tutto il processo di tesi, curando dal punto di vista di contenuto e formale tutto il mio elaborato.

Ringrazio anche il professor Fattibene per averlo sostituito, perché è stato malato il professor Barbiero.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

Personalmente sì: è stato un percorso veramente peculiare e che mi ha cambiato a livello personale.

Tutti noi di Innovation design siamo usciti molto cambiati da questo percorso, e soprattutto ho incontrato dei professori che sono stati veramente molto capaci e molto competenti, e che resteranno sempre in me in ambito professionale.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché volevo creare qualcosa, perché volevo uscire dagli schemi: potevo scegliere ingegneria, economia, ma erano dei percorsi di studi veramente classici, ma volevo realizzare qualcosa e lo IAAD. era il giusto posto per farlo.

Non volevo rimanere nella parte nozionistica ma volevo mettere in pratica, concretizzare, tutto ciò che avevo in testa, e Social Innovation design, come anche lo IAAD. mi permetteva di farlo.


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Roberto Eula, alumnus IAAD. del corso in Transportation design, ci racconta il suo progetto di tesi con Suzuki Italia

THESIS PROJECTS

Suzuki Machi, la tesi in Transportation design di Roberto Eula

Roberto Eula, alumnus IAAD. in Transportation design, ci racconta in questa breve intervista com’è nata la sua idea per il suo progetto di tesi in collaborazione con Suzuki Italia.

L’idea principale ruota attorno all’evoluzione dell’automobile urbana, presentando un layout interno per quattro sedute, mentre all’esterno si manifesta come un veicolo compatto e versatile. L’obiettivo centrale consiste nel creare per l’utente designato uno spazio personale intermedio tra la sfera privata e quella pubblica.

Roberto Eula, alumnus IAAD. in Transportation design, ci racconta in questa breve intervista com’è nata la sua idea per il suo progetto di tesi in collaborazione con Suzuki Italia.

L’idea principale ruota attorno all’evoluzione dell’automobile urbana, presentando un layout interno per quattro sedute, mentre all’esterno si manifesta come un veicolo compatto e versatile. L’obiettivo centrale consiste nel creare per l’utente designato uno spazio personale intermedio tra la sfera privata e quella pubblica.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Roberto Eula

con il suo progetto di tesi in Transportation design

Ciao, sono Roberto, ho svolto la tesi con Suzuki Italia e vi racconto brevemente di cosa mi sono occupato in questi ultimi tre mesi.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi, in realtà, è nato un po’ dal fatto che mia madre avesse una Suzuki.

Diciamo che è stato, io un po’ brancolavo un po’ nel buio, non sapevo tanto dove andare a fare la tesi, soprattutto all’inizio del terzo anno, e quindi così, anche un po’ per gioco, ho provato a contattare qualche designer all’interno del Centro Stile qui vicino a Torino, e alla fine si sono resi disponibili.

È stata veramente una grandissima occasione, una grande esperienza sia per crescere dal punto di vista professionale ma anche per trovare una mia strada in quello che sarebbe stato poi anche il dopo del mio progetto di tesi.

L’idea in realtà, abbastanza semplice, era molto in linea con quello che è il brand per cui ho svolto il progetto, quindi molto incentrato sulla persona, molto antropocentrico, diciamo, e quindi ho voluto di fatto portare un veicolo futuristico ma al tempo stesso che fosse coerente con le necessità che ci sono ancora già oggi, e che cominciamo a vedere già adesso nei contesti urbani.

Il risultato mi rimarrà sempre dentro, sicuramente, anche se adesso ci sarebbero già mille cose da cambiare: sarà per sempre, comunque, un grande progetto, anche col passare del tempo.

Come hai superato la sfida più difficile che il percorso in IAAD. ti ha presentato?

Per gli studenti del mio anno non è stato facile, soprattutto all’inizio, perché abbiamo iniziato in una pandemia globale con molte lezioni in remoto, quando l’approccio pratico che dovevamo apprendere necessitava anche di un rapporto umano, che per fortuna abbiamo potuto avere nell’arco del secondo e del terzo anno.

Sono sicuro che questa sia stata anche la sfida più difficile per noi, soprattutto iniziare in un contesto che sembrava andarci contro, e invece sono sicuro che tutta la mia sezione sia poi riuscita a uscirne bene e a completare in modo grandioso il proprio percorso.


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Alicja Borysewicz ci racconta il suo progetto di tesi in Communication design

THESIS PROJECTS

Progetto di tesi in Communication design: OPINIA, la piattaforma per chi vive fuori sede e vuole risparmiare

Il progetto nasce dal bisogno che studenti e lavoratori hanno quando devono gestire un budget limitato e non vogliono rinunciare a cose semplici come una cena fuori il sabato sera.

In questa intervista Alicja, alumna IAAD. in Communication design, ci racconta il suo progetto di tesi individuale che vuole porre rimedio a questo problema.

Il progetto nasce dal bisogno che studenti e lavoratori hanno quando devono gestire un budget limitato e non vogliono rinunciare a cose semplici come una cena fuori il sabato sera.

In questa intervista Alicja, alumna IAAD. in Communication design, ci racconta il suo progetto di tesi individuale che vuole porre rimedio a questo problema.

Leggi la trascrizione dell’intervista ad Alicja Borysewicz

con il suo progetto di tesi in Communication design

Mi chiamo Alicja Borysewicz: ho frequentato il corso di Communication design.

Il mio progetto di tesi nasce da una mia grande passione, che è quella per la cucina, e una necessità che ho sentito da parte del target di riferimento, nonché gli universitari: il mio progetto si compone di un’applicazione di recensioni per bar e ristoranti per studenti universitari, quindi un target che va dai 19 circa fino ai 26-27 anni.

Questa idea nasce dal fatto che durante il percorso di studi, o confrontandomi anche con quelli che erano i miei compagni o i miei conoscenti, c’è proprio una mancanza da parte di questo mercato di considerazione di generazioni un pochettino più giovani: i parametri sono calcolati su statistiche e su un potere d’acquisto di persone che hanno un lavoro o hanno una retribuzione già consolidata, non tenendo conto di quelle che possono essere le necessità di uno studente, che ha un budget limitato nel corso del suo percorso di studi.

Il progetto è stato svolto in collaborazione con un’agenzia di nome Deep Cube, ed è un’agenzia che si occupa, appunto, di sviluppo di piattaforme come siti o applicazioni, dalla quale io ho avuto un supporto sotto il punto di vista di sviluppo effettivo dell’applicazione stessa, che è già un’applicazione quasi pronta al lancio, proprio perché è un’idea che io sto cercando di portare avanti e di sviluppare effettivamente.

Il mio progetto di tesi è stato svolto con la professoressa Pederiva, che è stata il mio mentore in questo percorso, ed è stata una luce che mi ha accompagnato in questi 3 anni e mi ha permesso di riuscire a sviluppare una tesi che mi rispecchiasse al 100% e che anche a distanza di mesi reputo mia, veramente personale, ed è un progetto in cui credo seriamente.

Perché hai scelto IAAD.?

Allora, io ho scelto IAAD. perché, dopo un percorso precedente, sentivo proprio la necessità di trovare una mia dimensione, una dimensione in cui potevo esprimere la mia creatività.

IAAD. è stato di supporto sotto questo punto di vista perché mi ha permesso di riuscire a scoprire dei talenti nascosti, se così possiamo definirli, e mi ha permesso di esprimere quella che era la mia creatività, che all’interno di un Istituto come questo è diversa per ogni studente.
IAAD. è stato un percorso che mi ha permesso di conoscere tantissime persone che sono tutt’ora nella mia vita, e solo dopo averla finita, forse, in questo momento in cui sto lavorando, mi sono resa conto che tutta la formazione avuta all’interno dell’Istituto serve: usciamo da questa università con delle capacità, anche se non al 100% formate, che però ci permettono di non dire di no se ci viene proposto un qualcosa da fare che magari non è di nostra competenza, o non siamo stati assunti per fare quel determinato lavoro; quindi un aspetto secondo me ottimo e positivissimo che io ho recepito da parte di IAAD. è proprio il fatto della molteplicità di discipline che vengono insegnate all’interno dell’Istituto, che però permettono di riuscire a, come accennavo prima, non dire di no davanti a delle nuove sfide, di poter apprendere, di avere già una buona base di partenza per ogni attività svolta esternamente.
Ovviamente parlo di competenze inerenti, nel mio caso, a grafica piuttosto che strategia piuttosto che, magari, di direzione artistica, di ideazione e creatività: anche lo sviluppo proprio della mente creativa è un aspetto che deve essere sviluppato, ma ci hanno insegnato anche ad avere coscienza che non si può essere creativi ogni giorno, e serve cercarla e costruirla anche magari dietro a delle cose che non c’entrano niente con con il mettersi davanti al computer e dire “ok, oggi devo essere creativo”.
Quindi questi secondo me sono gli aspetti più importanti, e questi sono aspetti che però si notano poi sul campo, una volta usciti.

Effettivamente da un Istituto, magari durante il percorso alcune cose possono sembrare banali, mentre in realtà una volta usciti da qui ci si rende conto che veramente abbiamo delle competenze che in 3 anni è difficile ottenere.


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Pablo Saucedo Gancedo, alumnus IAAD. del corso in Transportation design, ci racconta il suo progetto di tesi con Chris Bangle Associates

THESIS PROJECTS

Pablo Saucedo Gancedo racconta la sua tesi in Transportation design

Per più di cento anni abbiamo vissuto in un’era di perfezione meccanica, in cui più la tecnologia avanza,meno spazio c’è per gli umani nell’equazione. Oggi tutti hanno sentito un brivido alla schiena per la rapida crescita e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, un avversario con il quale non si può giocare alla“selezione naturale”.

Proprio qui entra in gioco 2E-Second Existence il progetto di tesi individuale di Transportation design di Pablo Saucedo Gancedo realizzato in collaborazione con Chris Bangle Associates. Un progetto che ha l’intenzione di “ridisegnare” il design non solo per il bene della sostenibilità, ma anche per rendere il design umano e quindi salvare l’umanità mantenendo le persone rilevanti.

Per più di cento anni abbiamo vissuto in un’era di perfezione meccanica, in cui più la tecnologia avanza,meno spazio c’è per gli umani nell’equazione. Oggi tutti hanno sentito un brivido alla schiena per la rapida crescita e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, un avversario con il quale non si può giocare alla“selezione naturale”.

Proprio qui entra in gioco 2E-Second Existence il progetto di tesi individuale di Transportation design di Pablo Saucedo Gancedo realizzato in collaborazione con Chris Bangle Associates. Un progetto che ha l’intenzione di “ridisegnare” il design non solo per il bene della sostenibilità, ma anche per rendere il design umano e quindi salvare l’umanità mantenendo le persone rilevanti.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Pablo Saucedo Gancedo

con il suo progetto di tesi in Transportation design

Ciao, sono Pablo Saucedo Gancedo e ho frequentato il corso di Transportation design allo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto l’ho fatto con Chris Bangle Associates.
L’idea dietro al mio progetto di tesi è stata un’idea molto ambiziosa, che era non solo sviluppare una ricerca di stile, ma Chris, il mio relatore esterno Chris Bangle, mi ha dato questo task molto impegnativo di ridisegnare, ripensare il design, che non è stata una cosa semplice: quindi il mio obiettivo era questionare se questo è corretto, se questo è il migliore per noi, gli umani, quindi, e iniziare a pensare cosa dentro il design, cosa dobbiamo cambiare per fare un design che vada in vantaggio degli umani e non contro.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Il rapporto che ha avuto con lui e il suo studio è stato un rapporto molto ok, ovviamente professionale ma anche molto casuale, nel senso che tutti non mi mettevano pressione: è incredibile perché tutti sono dei creativi pazzeschi, quindi hanno apportato tanto per questo progetto e sempre mi hanno supportato, non mi hanno lasciato arrendermi, perché è stato un progetto veramente impegnativo, tanto creativamente come fisicamente.

Come sei stato supportato da IAAD.?

Da IAAD. sono stato supportato da parte del mio relatore interno, che è Davide Tealdi, che è il mio professore di fiducia, e lui è stato sempre presente per aiutarmi a continuare con questo progetto.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

La cosa più bella che ho fatto è un po’ un cliché, ma io direi che sono le amicizie che ho fatto, nel senso che ancora mi manca un po’ questo circolo sociale che c’era allo IAAD.
Tutti questi amici che sono rimasti indietro perché ancora studiano là è quello che porto con me nel futuro, avanti.

Adios ragazzi: vi voglio bene!


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Giulia Baietto, alumna IAAD. ci racconta il suo Progetto di Tesi in Product Design

THESIS PROJECTS

Spreeng: il posacenere portatile progettato da Giulia Baietto come tesi in Product Design

Spreeng è un posacenere portatile che affronta il problema dei mozziconi di sigaretta gettati in natura, causando danni irreparabili per l’ambiente.

Questo il concept della tesi individuale in Product design che Giulia Baietto ha realizzato in collaborazione con Spreeng S.r.l.

Spreeng è un posacenere portatile che affronta il problema dei mozziconi di sigaretta gettati in natura, causando danni irreparabili per l’ambiente.

Questo il concept della tesi individuale in Product design che Giulia Baietto ha realizzato in collaborazione con Spreeng S.r.l.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Giulia Baietto

sul suo progetto di tesi in Product design

Ciao, sono Giulia Baietto e ho frequentato il corso di Product Design allo IAAD. di Torino.

Per il mio progetto di tesi individuale ho realizzato un posacenere tascabile in collaborazione con la startup Torinese Spreeng.

L’intento del nostro progetto è stato quello di realizzare un un prodotto che rispondesse alla problematica dell’inquinamento ambientale dovuto ai mozziconi di sigarette, che al giorno d’oggi è ancora molto frequente.
Il prodotto è molto semplice da utilizzare, è realizzato in alluminio al 100%, quindi riutilizzabile e riciclabile infinite volte, e la particolarità di questo oggetto è la funzionalità ma anche la personalizzazione: infatti è stato pensato in tre colorazioni diverse, il rosso, il verde e il blu, che sono i colori della dei bicchieri che la startup ha realizzato per eh organizzare degli eventi plastic free.

Questo progetto è stato realizzato con la startup Spreeng: c’è stato sin da subito una grande intesa, dato che entrambi avevamo la volontà di realizzare un oggetto che non danneggiasse l’ambiente ma anzi lo valorizzasse e lo preservasse per le future generazioni.

Sono molto soddisfatta di questo progetto, dato che l’ho sviluppato sin dalle prime fasi di ricerca, ma oggi ho la possibilità di tenerlo tra le mie mani grazie alla prototipazione.

Cosa ti mancherà di IAAD.?

Sicuramente una cosa che mi mancherà di IAAD. è il confrontarsi quotidianamente con i miei colleghi, ma anche semplicemente andare nell’area break e avere la possibilità di parlare con gli altri dipartimenti e avere diverse idee su progetti che stavamo sviluppando nel corso dei 3 anni.

Mi sento parte della community tant’è che a oggi ho mantenuto i legami con i miei ex colleghi e abbiamo l’opportunità di confrontarci anche in ambiente lavorativo e darci consigli e supportarci anche per il futuro.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché, confrontandomi anche con ex studenti, mi hanno dimostrato quanto fosse completo come percorso nello specifico il mio percorso in Product Design: ho avuto modo di interfacciarmi con tante tipologie di progetti che a oggi sono utili anche per un futuro ambiente lavorativo.


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Erika Porta ci racconta il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

THESIS PROJECTS

Unmasked: una tesi in Textile and Fashion design sulle menti divergenti

Un evento multidisciplinare che racconta il complesso funzionamento delle menti divergenti e di se stessi: l’obiettivo è rivelare qualcosa di sconosciuto attraverso soluzioni evocative che uniscono arte, moda e musica, creando un’esperienza sensoriale di appartenenza e identificazione.

Un evento multidisciplinare che racconta il complesso funzionamento delle menti divergenti e di se stessi: l’obiettivo è rivelare qualcosa di sconosciuto attraverso soluzioni evocative che uniscono arte, moda e musica, creando un’esperienza sensoriale di appartenenza e identificazione.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Erika Porta

con il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

Sono Erica porta e ho frequentato Textile and Fashion design allo IAAD.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi si chiama Unmasked ed è un progetto nato dal bisogno di esplorare e raccontare alcune tematiche legate ai disturbi del neurosviluppo: è stato realizzato tramite un evento multidisciplinare che ha coinvolto diverse parti ehm legate al mondo dell’arte, della musica e del fashion design.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Ho collaborato con Camilla Ferrero, che è la project manager di Recontemporary, una realtà di Torino, associazione culturale e spazio espositivo, e ho collaborato con loro perché ho pensato potessero essere la realtà giusta ad affiancarmi per un progetto così eterogeneo e molto legato, alla fine, al mondo dell’arte.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Da IAAD. ho avuto devo dire un ottimo supporto soprattutto dalla mia relatrice interna Giuseppina Di Paola, avendo trattato tematiche anche molto delicate e personali.

Giuseppina è una persona che sa essere molto empatica e sensibile, quindi ho lavorato molto bene con lei ed è entrata molto bene nel mio mondo, alla fine, nel mio progetto.

Com’è nata l’idea, cosa ti ha ispirato?

Questa idea è nata da un bisogno personale di sfogo, di espressione, dal momento che ho trattato appunto dei disturbi che mi coinvolgono in prima persona, e per cui ho sentito proprio il bisogno di voler esprimere qualcosa di me stessa e di volermi raccontare, e quindi, insomma, uscire un po’ dalla mia bolla.

La persona conosciuta in IAAD. che porterai sempre nel cuore?

La persona in IAAD. che mi porterò più nel cuore, in realtà ce n’è più di una, però mi sento di dire che è Davide Racca, che è stato mio compagno di corso e che tutt’ora è uno degli amici più cari che ho, e sono molto contenta di questo.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché mi sembrava l’università più affine a quello che avevo in mente di fare (e quello che ho in mente di fare è tante cose) e IAAD. ha effettivamente un’offerta formativa piuttosto eterogenea e non limitata, per cui ho pensato potesse essere la realtà più affine a me.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

La cosa più bella che ho fatto in IAAD.
Mah, una di quelle che ho preferito è stato uno dei primi workshop in cui abbiamo creato dei vestiti con la carta: mi è piaciuto particolarmente perché a me piace molto fare attività che richiedano manualità e matericità, e quindi la matericità della carta è molto interessante, e realizzarci dei vestiti è stato divertente.

Quello che penso mi mancherà più di IAAD. è stato il rapporto che sono riuscita a creare con alcune persone, soprattutto con alcuni docenti con cui mi sono trovata molto bene e con cui mi sono sentita una persona alla pari: perché la cosa bella è che c’è un rapporto paritario tra docente e studente e quindi, di conseguenza, anche la possibilità di creare un legame, un’amicizia al di fuori del rapporto studente docente, appunto.

Un saluto all’attuale e alla futura community IAAD.
Si Naviga a vista! Ciao!


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Luca Nicelli ci racconta il suo progetto di tesi in Communication design

THESIS PROJECTS

“Il potere espressivo dei sottotitoli”: una tesi in Communication Design in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna

L’obiettivo principale era sviluppare dei sottotitoli che migliorino la visione per persone sorde e allo stesso tempo risulti invisibile per gli utenti udenti.

Il lavoro di Luca Nicelli, studente IAAD. del corso in Communication design, si è concluso con una proiezione cinematografica e un progetto editoriale correlato.

L’obiettivo principale era sviluppare dei sottotitoli che migliorino la visione per persone sorde e allo stesso tempo risulti invisibile per gli utenti udenti.

Il lavoro di Luca Nicelli, studente IAAD. del corso in Communication design, si è concluso con una proiezione cinematografica e un progetto editoriale correlato.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Luca Nicelli

con il suo progetto di tesi in Communication design

Ciao, sono Luca Nicelli e ho frequentato il corso di Communication design.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio progetto di tesi è stato sui sottotitoli per sordi, quindi io praticamente ho sviluppato un sistema che potesse rappresentare visivamente tutte quelle che sono le caratteristiche del suono, e quindi che non si potrebbero altrimenti vedere per le persone, appunto, sorde.

Questo sistema è nato quindi per aiutare le persone con delle disabilità auditive a poter capire, appunto, tutte le caratteristiche dei film e dei contenuti audiovisivi, però in realtà l’obiettivo era anche quello di creare un sistema che potesse essere invisibile per le persone udenti, che quindi non desse troppo fastidio ma che fosse fruibile per tutti: quindi un sistema il più inclusivo possibile.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Il progetto è stato realizzato con la cineteca di Bologna: infatti anche insieme a loro poi ho lavorato a una proiezione, quindi abbiamo organizzato una proiezione presso il cinema Lumiere, appunto, della cineteca, dove è stato proiettato il film Vertigo – in italiano “La donna che visse due vol volte” – di Alfred Hitchcock, che è stato fatto poi con i sottotitoli che appunto ho sviluppato per il mio progetto di tesi, alla quale hanno partecipato anche diverse persone tra cui anche delle persone con delle disabilità auditive, e quindi poi ho potuto testare nel pratico quello che è stato il il sistema che ho sviluppato.

Io ho iniziato a lavorare a questo progetto perché volevo lavorare sia col cinema, che è una delle mie passioni, ma anche con appunto la tipografia, che quindi è l’aspetto principale dei sottotitoli, per cui quindi volevo trovare un modo espressivo tramite la tipografia di rappresentare anche il cinema, e quindi quello che dicono i personaggi.

Quindi, poi, dopo diverse ricerche ho trovato un ambito, che era quindi quello dell’accessibilità dei sottotitoli, che era quello che mi piaceva di più e quindi l’ho seguito e ho fatto questo progetto.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto IAAD. perché ho voluto continuare il percorso che ho iniziato anche più da piccolo: sono sempre stato appassionato di grafica e di design in generale, quindi anche alle superiori l’ho studiato e ho deciso di continuare a studiare Communication design, quindi questo era il corso che ho trovato più affine a quello che volevo fare.

Invece, sicuramente una cosa che mi mancherà sarà anche l’avere il rapporto con tutte le persone che vedevo tutti i giorni, perché alla fine, nonostante anche i primi anni siano stati online, e che quindi sia stato più difficile, comunque mi sono legato a delle persone che poi negli anni successivi ho visto, e con le quali sono diventato anche amico, ovviamente, e quindi sicuramente questo è quello che mi mancherà di più: poter vedere le persone che vedevo tutti i giorni.


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Martina Girardo ci racconta il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

THESIS PROJECTS

Un percorso di ricerca del sé come progetto di tesi in Textile and Fashion design

Una collezione che vuole raccontare un percorso introspettivo, volto alla consapevolezza personale, per il raggiungimento di una identità libera da etichette e stereotipi.

Martina Girardo ci presenta la sua tesi in Textile and Fashion design, sviluppata in collaborazione con Preforma.

Una collezione che vuole raccontare un percorso introspettivo, volto alla consapevolezza personale, per il raggiungimento di una identità libera da etichette e stereotipi.

Martina Girardo ci presenta la sua tesi in Textile and Fashion design, sviluppata in collaborazione con Preforma.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Martina Girardo

con il suo progetto di tesi in Textile and Fashion design

Sono Martina Girardo e ho frequentato il corso di Textile and Fashion design qui allo IAAD. di Torino.

Raccontaci il tuo progetto

Il mio percorso di tesi nasce dalla profonda necessità di indagare gli aspetti della propria identità, che è un percorso che ho messo in atto dal primo giorno qui allo IAAD. cercando di mettermi al nudo il più possibile, arrivando a l’osso, diciamo, della mia essenza creativa, e da qui ho cercato, partendo dalla domanda più semplice, ovvero chi sono io e se quello che realmente pensassi e facessi facesse parte della mia identità.

Da qui ho creato questo percorso diviso in fasi per rispondere a questa domanda, e che possa essere di ispirazione alla ricerca dell’identità di ognuno di noi.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

Ho scelto il Brand Preforma perché è nato da due giovani designer che come me hanno intrapreso il percorso allo IAAD.

In loro ho ho ho intravisto la possibilità di essere capita al 100% supportandomi nelle mie scelte, nelle mie posizioni, dandomi la possibilità di esprimermi ed essere libera di creare al 100%.

Come sei stata supportata da IAAD.?

Il supporto dello IAAD. è stato per me di fondamentale importanza, soprattutto l’appoggio della mia relatrice interna, la professoressa Saltarelli che mi ha sempre sostenuto e fatto capire, diciamo, dove volesse andare il mio percorso artistico, cosa volessi portare all’interno di questa tesi, e mi ha spronata ad inserire la mia persona e la mia identità all’interno di questa tesi nella maniera più assoluta.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

Una delle cose più belle che ho fatto qui allo IAAD. è stato lo stage per Rick Owens a Parigi, che è stato proposto dalla scuola in collaborazione con il Brand.

Da qui ho infatti potuto toccare con mano e avere la possibilità di lavorare all’interno del team di Rick Owens ed è stata per me un’esperienza rivoluzionaria dal punto di vista artistico ma anche personale.

Perché hai scelto IAAD.?

Ho scelto lo IAAD. di Torino perché, terminato il mio percorso di studi al liceo artistico, sentivo la necessità di scoprire nuovi percorsi e nuovi linguaggi artistici, e sentivo che la moda potesse far parte realmente del mio futuro.

Lo IAAD. è stato per me un porto sicuro, perché mi sono sentita da subito in empatia con questo mondo e da chi lo circondava, e IAAD. per me ha rappresentato casa, un punto fermo in cui potermi confrontare, poter essere capita e poter anche lasciarsi andare alle emozioni.


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Giorgio Monforte, alumnus IAAD. del corso in Transportation design, ci racconta il suo progetto di tesi con Dallara

THESIS PROJECTS

Progetto di tesi in Transportation design: la Dallara Ibrida

Giorgio Monforte, alumnus IAAD. ci racconta il suo viaggio creativo per realizzare il suo progetto di Tesi in Transportation design in collaborazione con Dallara.

La Dallara Ibrida è un’auto che vuole riscrivere il concetto di convertibilità attraverso l’unione di due esperienze opposte ma al tempo stesso complementari: l’esperienza stradale e quella in pista.

Giorgio Monforte, alumnus IAAD. ci racconta il suo viaggio creativo per realizzare il suo progetto di Tesi in Transportation design in collaborazione con Dallara.

La Dallara Ibrida è un’auto che vuole riscrivere il concetto di convertibilità attraverso l’unione di due esperienze opposte ma al tempo stesso complementari: l’esperienza stradale e quella in pista.

Leggi la trascrizione dell’intervista a Giorgio Monforte

con il suo progetto di tesi in Transportation design

Ciao sono Giorgio Monforte e ho frequentato il corso di Transportation design allo IAAD. di Torino

Raccontaci il tuo progetto

Penso che il nome descriva appieno il mio progetto, ovvero Ibrida, che è un termine che viene utilizzato e riutilizzato nel mondo dell’auto e che ho scelto per la sua estrema banalità, e anche un po’ come provocazione.

Ibrida perché, appunto, la mia automobile è un’ibridazione tra due diverse specie e, di conseguenza, due diversi tipi di esperienza: l’esperienza in pista e l’esperienza in strada; però non è una fusione tra loro ma più che altro l’una e l’altra escono a seconda dell’esigenza del conducente.

Com’è stata la collaborazione con l’azienda?

L’azienda con cui ho collaborato è Dallara, un’azienda che si occupa principalmente di auto da corsa e, diciamo, il mio desiderio di creare questa automobile è nato dal voler avvicinare ancora di più questa azienda al mondo delle auto stradali, senza però trovare alcun tipo di compromesso, anzi, prendendo l’esperienza che ha questa azienda nel suo campo e utilizzandola come elemento chiave, come elemento di svolta per creare qualcosa di innovativo.

L’azienda mi ha mi ha sempre attirato: è un’azienda che ha notevole esperienza nel suo campo, è un’azienda di cui apprezzo i principi su cui è fondata e di conseguenza anche il fondatore, che descrive l’azienda con una frase molto iconica, che è “fare le auto più veloci e più sicure al mondo”, che è una frase che mi ha messo un po’ in difficoltà.

Durante il processo di creazione della mia automobile mi sono presentato fin dall’inizio come qualcuno che volesse imparare tutto da questa azienda, quindi non come qualcuno che lavora con loro ma come qualcuno che lavora per loro, quindi lavorare dall’interno.

Come sei stato supportato da IAAD.?

Devo essere molto sincero: IAAD. è stata disponibile al 100% perché mi ha mi ha fornito il relatore interno, il relatore esterno e, di conseguenza, anche l’azienda esterna, quindi non posso fare altro che che ringraziare e portare con me questo ricordo.

Sei soddisfatto del tuo progetto di tesi?

Sono molto soddisfatto del progetto che ho portato a termine perché alla fine del processo ho realizzato che rispecchiava e rispettava molto i principi dell’azienda, ed è piaciuto all’azienda stessa, quindi non posso essere altro che felice.

Se dovessi tornare indietro rifaresti questo percorso?

È una domanda che mi viene posta spesso e io rispondo sempre alla stessa maniera, ovvero che è un percorso complicato: è un percorso per poche persone, pieno di stress, di ansia e tante parole che vorrei non utilizzare, però alla domanda “rifaresti questo percorso” posso soltanto rispondere con sì altre mille volte, perché per me IAAD. non ha rappresentato solo un’università, per me IAAD. è stata una piccola famiglia fatta di studenti e professori che mi sono stati accanto dall’inizio alla fine e che mi hanno fatto scoprire questo mondo e appassionare.

Perché hai scelto IAAD.?

Per me scegliere IAAD. è stato abbastanza coraggioso perché ho deciso di iscrivermi in meno di un mese, quindi mi sono buttato a capofitto in un mondo che non conoscevo e che IAAD. mi ha mi ha permesso di scoprire: mi ha dato la possibilità di aprire gli occhi di fronte a un qualcosa che non conoscevo e che in parte, anzi, sconoscevo, e che ho imparato ad apprezzare, ad odiare, però penso di aver trovato la mia strada.

Qual è la cosa più bella che hai fatto in IAAD.?

L’esperienza più bella che ho fatto in IAAD. probabilmente, anzi, in assoluto è il percorso di di tesi, che è cominciato a marzo del 2023 ed è finito a giugno.

È stato un percorso che mi ha insegnato tanto: è stato molto significativo, mi ha insegnato a a ripartire da zero, a cercare di pensare come se fossi parte integrante di un sistema che non è più scolastico, mi ha fatto credere in me stesso, mi ha dato la possibilità di credere nelle mie idee e di essere consapevole del fatto che io possa creare qualcosa di bello, qualcosa che possa rispecchiare un’azienda.

Un augurio che posso fare alle persone che vogliono iscriversi allo IAAD. è di non pensare mai di non essere abbastanza, di arrivare a testa alta in qualunque sfida vi si ponga davanti, perché si può arrivare alla fine, si può arrivare anche col sorriso.


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