di: Simona Zavattaro
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Sono Simona, una neo digital designer con un background da ceramista, grazie al quale ho scoperto e sviluppato una grande passione per la decorazione e l’illustrazione.
Mi considero un’anima creativa che nutre una profonda inclinazione verso la ricerca di soluzioni che non siano solo funzionali, ma che abbiano anche un impatto sociale positivo.
Il progetto nasce con l’obiettivo di affrontare le sfide dell’isolamento sociale degli anziani e della mancanza di volontariato, creando un legame significativo tra gli anziani e le organizzazioni no-profit.
Gli anziani rappresentano una risorsa preziosa per la società, ma spesso rischiano di rimanere soli e perdere il loro ruolo sociale all’interno. Allo stesso tempo, le organizzazioni no-profit, in costante aumento negli ultimi anni, hanno sempre più bisogno di volontari per sostenere le loro attività.
Voglio quindi proporre una piattaforma semplice ed intuitiva che funge da punto d’incontro tra anziani e associazioni, offrendo un’opportunità preziosa per contrastare l’isolamento sociale e promuovere un coinvolgimento attivo nella società. Il concept del progetto, “Basta un Opplà per sentirsi attivi”, vuole puntare sulla semplicità e rapidità del servizio, mostrando come in pochi passaggi le persone possono sentirsi di nuovo attive.
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di: Roberto Eula
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Mi chiamo Roberto e sono nato e cresciuto a Torino. Dopo aver conseguito il diploma di liceo scientifico a Torino, mi sono iscritto allo IAAD. – Istituto di Arte Applicata e Design, forte della mia voglia di inseguire il mio sogno di bambino e diventare un designer automotive.
La mia passione per il design investe praticamente ogni mio interesse tra cui viaggiare e visitare mostre e musei.
Mi ritengo uno sperimentatore e sono sempre aperto a nuove sfide e nuovi punti di vista. Vedo nell’automobile il perfetto incontro tra la progettazione e la bellezza formale ed artistica.
Suzuki Machi è il mio progetto di diploma in collaborazione con Suzuki. Il progetto si interessa dell’automobile urbana nei prossimi anni e si sviluppa dall’interno, attraverso un layout inedito per quattro sedute, e si realizza all’esterno come veicolo compatto e versatile.
Il fulcro del progetto si può riassumere nella progettazione di una soluzione di mobilità che crei per il mio utente, Bruno, uno spazio personale che si ponga a metà tra uno spazio privato e uno spazio pubblico.
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di: Lucia Giusti
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Mi chiamo Lucia Giusti, ho 23 anni.
Nel 2019 mi sono diplomata al liceo Copernico di Bologna, con indirizzo scientifico tradizionale. Un’esperienza di scuola lavoro mi ha avvicinata al mondo dell’architettura progettata per persone con difficoltà motorie; questo, insieme alla mia passione per l’arte mi hanno portata a intraprendere gli studi in Architettura presso l’università di Bologna. Dopo aver portato a termine il primo anno nella facoltà di Cesena, ho deciso di cambiare percorso per approfondire il rapporto tra l’uomo e gli spazi che abita seguendo un’opportunità maggiormente professionalizzante nel settore, ed è per questo che ho scelto IAAD. e sono aspirante Interior Designer.
Mi ritengo una persona determinata, curiosa e attratta dal lavoro di gruppo. Durante gli anni di liceo e università ho ritenuto importante approfondire il mio percorso formativo con numerose esperienze extracurriculari: volontariato, lavori stagionali, aiuto e sostegno di giovani e adolescenti.
È anche grazie a queste esperienze che sono cresciuta nel rapporto con gli altri, nell’ascolto e nel sapere organizzare diversi impegni.
L’oggetto di tesi riguarda il ruolo che possono avere le antiche architetture nel mondo contemporaneo. Prende spunto dal concorso di architettura, promosso dall’azienda YAC, intitolato “Art Cathedral”, concorso che mira ad esplorare l’intersezione tra arte, architettura e spiritualità. Il sito di intervento si trova in Irlanda, è l’antico priorato di Kells, un’architettura che svolgeva la funzione di complesso monastico medievale in stile gotico, di cui ora, a causa dei successivi episodi di incendio, rimangono solo le rovine. L’obiettivo del concorso è di intervenire nello spazio riadattandolo ad uno spazio per la cultura contemporanea.
Il progetto dovrà essere in grado di stimolare la curiosità e l’immaginazione delle persone, offrendo uno spazio di contemplazione e ispirazione, che vada oltre i confini della religione e diventi un’opera d’arte per tutti. Dovrà rispettare la preesistenza e richiamare quell’aura di mistero che appartiene alla tradizione gotica medievale.
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di: Giancarlo Del Mundo
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Ciao, mi chiamo Giancarlo e sono un Innovation designer laureato presso lo IAAD. di Torino. La mia formazione mi ha fornito una solida base di conoscenze e competenze nel campo dell’innovazione sociale, del design thinking e del service design.
Nutro un profondo interesse per l’innovazione sociale e per il coinvolgimento della comunità all’interno di organizzazioni e istituzioni.
Nell’implementare i miei progetti, adotto processi che abbracciano i principi dell’human-centered design, della collaborazione e della sostenibilità. Ho avuto l’opportunità di lavorare in team e collaborare con entità di rilievo a livello nazionale, come la Casa del Quartiere, Novacoop, Laboratorio Zanzara e il Fablab di Torino. Il mio obiettivo è creare soluzioni innovative che possano generare un impatto positivo sulla società.
Questa tesi utilizza come principale oggetto di studio la prossimità come metodo per costruire e sviluppare comunità di cura. Utilizzando i concetti e le teorie esposte nel libro “Abitare la prossimità” di Manzini, ho condotto un’analisi generale sulla città di Torino e la Casa del Quartiere di San Salvario. Dopo una panoramica approfondita sulla teoria della prossimità e della città delle prossimità di Manzini, ho valutato l’ambiente cittadino di Torino per verificare la sua propensione allo sviluppo dei valori della città delle prossimità. Ho inoltre presentato una panoramica della Rete delle Case del Quartiere e della Casa di San Salvario. La mia analisi si concentra sulla prossimità all’interno della Casa del Quartiere di San Salvario attraverso l’analisi delle sue attività.
In conclusione, questa ricerca dimostra che la prossimità svolge un ruolo fondamentale nel costruire comunità di cura. La Casa del Quartiere di San Salvario si presenta come un luogo in cui la prossimità è incoraggiata e coltivata attraverso le sue attività. Promuovere la prossimità all’interno di comunità come queste favorisce la creazione di un sistema della prossimità tra i residenti.
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di: Davide Racca
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Mi chiamo Davide Racca e sono nato nel 1993 a Carmagnola.
Ho da sempre posseduto una spiccata sensibilità ed un estetica ben precisa in rapporto a contesti creativi, tuttavia prima di cimentarmi nel percorso di studi appena terminato allo IAAD. non ho avuto modo di approfondire in maniera didattica questa mia capacità.
Il mio percorso di studi è stato, infatti, abbastanza travagliata. Mi sono diplomato in elettronica e telecomunicazioni frequentando l’Istituto Tecnico Industriale E. Amaldi di Orbassano e dopodiché mi sono approcciato al mondo del lavoro.
Alcuni anni dopo con un impiego fisso già consolidato, ho deciso di tornare sui miei passi ed investire il mio tempo e le mie risorse al fine di dimostrare a me stesso di aver qualcosa da dire in campo creativo e così ho deciso di dedicarmi al percorso accademico di Textile and fashion design proposto da IAAD.
Durante il mio percorso di studi ho avuto modo di conseguire ciò che considero dei veri e propri obbiettivi personali oltre che professionali. Infatti ho partecipato a numerosi workshop che hanno consolidato il mio metodo progettuale e sopratutto ho avuto modo di lavorare diverse volte a contatto con l’azienda del mio designer preferito: Rick Owens.
Il mio progetto di tesi è stato un piacevole coronamento di un percorso a dir poco soddisfacente, ho proseguito infatti la mia collaborazione con la Owenscorp realizzando un progetto di tesi autobiografico ispirato da quel che è stato il mio percorso e le fasi che mi hanno portato ad essere la persona fiera che sono oggi.
Il seguente progetto di tesi sviluppa il suo concept attorno al tema dell’identità ed al processo di costruzione della stessa.
A seguito di un’approfondita ricerca sul tema e di come è stato affrontato nel corso delle epoche, verrà sviluppato il trendbook con conseguente progettazione di una collezione in collaborazione con Rick Owens.
La collezione è stata suddivisa in tre parti ispirate alla tripartizione dell’anima teorizzata da Platone e dal mito della biga alata narrato dal filosofo stesso.
Ciascuna di queste parti verrà caratterizzata tenendo conto degli studi psicologici, filosofici, di quelli relativi alla scienza cognitivista e degli archetipi di Jung e Hillman.
La collezione sarà a sua volta una metafora per narrare un viaggio di formazione interiore dal valore autobiografico.
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di: Erika Porta
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Nata a Torino il 22/03/2000.
Fin da piccola mostra forte interesse per le discipline artistiche: a 5 anni, con il padre pittore, dipinge la scenografia per una recita alla scuola materna. Nel 2020 si diploma in Arti Figurative al Liceo Artistico Cottini.
Si appassiona anche alla fotografia e alla musica, figurando come cantante in diversi progetti musicali ed esponendo le proprie fotografie a Torino. Si avvicina presto al mondo della moda, laureandosi in Fashion design allo IAAD. nel 2023.
Partendo da una serie di riflessioni nate dalla personale scoperta tardiva di un disturbo del neurosviluppo, il progetto nasce dal bisogno di approfondire la conoscenza del mondo delle neurodivergenze e di se stessi: da un’esplorazione introspettiva e dall’esigenza di voler comunicare ciò che per anni è stato represso e rimasto incompreso. Unmasked è un evento articolato in più capitoli che coinvolge diverse persone neurodivergenti. Ogni sezione è accomunata dall’obiettivo di voler rivelare la natura di qualcosa di sconosciuto -o poco conosciuto- e di volergli dare uno spazio di rappresentazione, tramite soluzioni evocative eterogenee che creano una comunicazione sinergica tra arte, moda e musica.
Un’esperienza sensoriale che permetterà di immergersi, sentirsi parte di qualcosa o immedesimarsene.
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di: Alicja Patrycja Borysewicz
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Mi chiamo Alicja Patrycja Borysewicz.
Sono una grande appassionata di cucina e fotografia, nel corso degli anni universitari ho avuto la possibilità di confrontarmi con diverse discipline, e quella che più si avvicina alla mia persona è sicuramente la parte strategica.
Il percorso svolto mi ha permesso di comprendere i limiti e unirli alla creatività, fondamentali per la riuscita di un progetto.
Il progetto di tesi si è concentrato sullo sviluppo di una piattaforma di recensioni di bar e ristoranti per studenti universitari e lavoratori alle prime esperienze con un potere d’acquisto limitato. OPINIA nasce dalla volontà di dare voce agli studenti e alle loro opinioni e dedicare loro uno spazio che gli permetta di scegliere i locali giusti per godersi al meglio la vita da fuori sede. La piattaforma si differenzia dai competitors grazie all’analisi dei bisogno del target di riferimento, specifico e ben delineato, alla veridicità delle opinioni grazie a strumenti di supporto.
Gli studenti potranno trovare un posto sicuro in cui confrontare, valutare e cercare i luoghi migliori in cui passare il proprio tempo libero in piena serenità e consapevolezza.
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di: Pablo Saucedo Gancedo
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Ho 22 anni, sono nato e cresciuto a Città del Messico.
Sempre pieno di energia e passione, ho sempre trovato il modo di condividerla attraverso passatempi come suonare musica, creare progetti e ora il design dei trasporti.
Essere un Transportation Designer è il mio modo di essere un eroe perché durante la mia formazione ho scoperto che i veicoli non solo possono essere utili per trasportare persone ma anche per “trasportare” un messaggio, un messaggio potente di qualsiasi tipo che potrebbe cambiare anche una vita.
Forse uno di felicità, nostalgia o anche speranza.
Prenditi cinque secondi e guardati intorno. A meno che tu non sia in una capanna nel cuore dei boschi, probabilmente sei completamente circondato da mobili, prodotti e architettura perfetti realizzati a macchina.
Per più di cento anni abbiamo vissuto in un’era di perfezione meccanica, in cui più la tecnologia avanza, meno spazio c’è per gli umani nell’equazione.
Oggi tutti hanno sentito un brivido alla schiena per la rapida crescita e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, un avversario con il quale non si può giocare alla “selezione naturale”.
Proprio qui entra in gioco 2E-Second Existence. Un’iniziativa che ha l’intenzione di “ridisegnare” il design non solo per il bene della sostenibilità, ma anche per rendere il design umano e quindi salvare l’umanità mantenendo le persone rilevanti.
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di: Giulia Baietto
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Mi chiamo Giulia Baietto e sono una giovane Product Designer. Prima di intraprendere questo percorso in IAAD. ho studiato lingue al liceo. Mi definisco curiosa, empatica ed intraprendente.
Ho deciso di dedicarmi al design perché da sempre amo i musei e l’arte, e credo che ogni progetto debba raccontare una storia, condividere emozioni e catturare l’attenzione.
Spero in futuro di poter lavorare all’estero, in modo da poter osservare da vicino culture e visioni diverse del design.
Spreeng è un posacenere portatile che nasce con l’intento di fronteggiare la problematica dei mozziconi di sigarette che vengono gettati quotidianamente in natura, provocando danni irreparabili alla flora e fauna. E’ realizzato interamente in alluminio, materiale che facilmente può essere riciclato, riducendo l’impatto ambientale. L’utilizzo del prodotto è molto intuitivo e semplificato, in quanto può essere aperto e chiuso con una sola mano, ruotando la ghiera superiore.
Grazie alla possibilità di agganciare un anello sulla parte superiore, Spreeng può essere declinato in base alle proprie necessità: indossato, come portachiavi o semplicemente appoggiato su superfici piane.
Il prodotto viene offerto in tre colorazioni: rosso, blu e verde, in modo che l’utente possa sceglierlo in base alle proprie preferenze estetiche.
Spreeng è disponibile in tabaccherie o negozi di articoli per fumatori e grazie al suo acquisto, non solo si contribuirà a preservare l’ambiente avendo un comportamento più responsabile, ma il 10% del ricavato verrà donato ad associazioni, avvalorando il concetto di sostenibilità sociale.
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di: Anastasia Fatone
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Mi chiamo Anastasia, ho 22 anni e abito a Imola in provincia di Bologna, attualmente sto concludendo il mio percorso universitario in Interior Design.
Sono una ragazza molto socievole, con tanta voglia di apprendere e di mettere in pratica ciò che sto studiando. Mi definisco una persona empatica, caparbia e molto disponibile.
Sono appassionata di interni e di architettura e colgo spesso l’occasione di viaggiare e visitare mostre per accrescere le mie conoscenze.
“Innesti” è un progetto di tesi che propone una soluzione di riqualificazione degli ambienti interni del Carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, seguendo le linee guida proposte dalla “Commissione sull’architettura penitenziaria” istituita dal Ministero della Giustizia con il D.M. 12.1.2021 e i preziosi suggerimenti dell’architetto Cesare Burdese, esperto nel campo dell’architettura penitenziaria e membro di tale commissione.
“Innesti” si materializza in modo volumetrico e architettonico attraverso delle gemme che si adagiano sul braccio preesistente, rompendo l’originario schema rigido e simmetrico sia a livello planimetrico che concettuale. L’obiettivo è superare i tradizionali schemi di alienazione carceraria, utilizzando elementi architettonici che rappresentano un “uscire” verso l’esterno. Questo approccio favorisce una connessione significativa tra la struttura carceraria e il contesto esterno, così come tra i detenuti e la società circostante.
L’architettura svolge un ruolo di grande importanza nel contrastare le difficoltà della vita quotidiana dei detenuti, poiché con scelte progettuali consapevoli consente di creare spazi che favoriscono la riabilitazione sociale e il benessere di essi.
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